Pancia gonfia, difficoltà digestive, malessere: è davvero intolleranza?
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2 anni fa
La cultura delle intolleranze alimentari spopola da anni eppure, in alcuni casi, non è il cibo ad essere la causa dei fastidiosi disturbi che proviamo
Valentina si lamenta che ha la pancia gonfia. È una donna magra con un fisico asciutto ma quella pancetta non le va proprio giù, fastidiosa anche esteticamente, e poi quella sensazione di gonfiore la mette proprio a disagio. Questo fastidio la assilla da anni e ammette di essersi un po’ fissata sul cibo. La maggior parte dei pazienti mi chiede se i loro problemi possano essere legati a qualche cibo che stanno mangiando o a qualche strana associazione particolarmente tossica di cibi: la cultura delle intolleranze alimentari spopola da anni.
Ora che ho tolto tutto, cosa mangio?
Purtroppo, sta avvenendo in parallelo il fenomeno inverso: sempre più persone arrivano in visita lamentandosi che a forza di togliere cibi non sanno più che cosa mangiare. Valentina è una di queste persone: sono anni che mette e rimuove cibi dalla sua alimentazione senza grandi risultati. Ovviamente è stata in visita da bravi professionisti del settore che a turno hanno tolto dalla sua alimentazione le categorie principali: chi sosteneva che il problema fossero i latticini, chi i lievitati, chi ha proprio cercato di rivoluzionare il suo modo di mangiare e quindi lei è andata avanti nella convinzione di avere proprio sbagliato tutto nel suo stile nutrizionale.
Negli anni le hanno detto di tutto: la maggior parte dei professionisti le ha parlato di carico nutrizionale o meglio di cibi che, mangiati tutti i giorni, possono scatenare anomale o esagerate reazioni di fermentazioni nell’intestino. Poi di tossine presenti nei cibi, di associazioni tossiche di cibi fra di loro, di metodi di cottura non sani e lei ha la testa piena di “questo fa male e questo è da togliere”. Ed è ormai ineluttabilmente convinta che il suo problema sia il cibo.
È pur vero che per alcuni periodi lei è stata discretamente in salute, anzi con la prima eliminazione di cibi lei era stata davvero bene. Ma dopo qualche mese i disturbi sono ricominciati e da quel momento è iniziato il suo cammino. Ovviamente è informatissima su tutto, conosce ogni cosa sull’alimentazione, è attentissima alla sua salute, si sfinisce di attività fisica perché sa che altrimenti starebbe peggio e ha un regime alimentare controllatissimo e molto ristretto.
Ortoressia: quando la ricerca del benessere diventa nevrosi
L’alimentazione sana e l’attività fisica sono due pilastri del benessere non c’è dubbio, sono indiscutibili. Quello su cui discuto è la misura: il modo e la misura cambiano le carte in tavola, per cui sono convinto che Valentina abbia decisamente esagerato e non crediate che il suo sia un caso isolato. Ogni giorno visito persone come lei, nevrotizzate dallo stile di vita, non solo dai normali stress lavorativi, familiari o sentimentali. Nevrotizzate dalla ricerca del benessere. In termine tecnico si chiama ortoressia e ha molte sfaccettature; potete trovare di tutto su questo argomento. Fatto sta che Valentina è nervosa e delusa e la mia diagnosi è: spostamento della nevrosi.
Conti in sospeso e bocconi non digeriti
Chi più chi meno, abbiamo tutti dei conti in sospeso con noi stessi o con gli altri, problemi che non riusciamo o non abbiamo voglia di risolvere, i cosiddetti “bocconi” non digeriti, situazioni che spesso troviamo nell’ambito familiare. Chi ha un problema con la mamma, chi con il papà, chi con i fratelli, gli zii e via così e se poi aggiungiamo i disguidi sentimentali il piatto diventa sempre più ricco. Spesso non riusciamo a risolvere i nostri conflitti familiari e questo significa che ce li portiamo appresso per tutta la vita e non pensate che essi non generino stress, anzi sono sempre presenti e attivano molecole, ormoni e infiammano organi.
Allora, stanchi di soffrire, cerchiamo soluzioni e sapete che cosa succede? Succede che nella maggior parte dei casi cerchiamo di spostare l’attenzione, di allontanare da noi il carico dei rapporti sbagliati perché siamo convinti che non ci si possa far nulla, le cose stanno così: «Ho fatto tante terapie – dice Valentina – ma le cose non sono cambiate in modo interessante».
Quindi continuiamo a spostare: non è il brutto rapporto con mio padre o con mia madre il problema, mi dice la gente, ci ho già lavorato e allora la soluzione è dare la colpa dei miei malesseri a qualcos’altro, i cibi ad esempio.
Il cibo che mangiamo tutti i giorni è l’esempio perfetto di spostamento della nevrosi: il cibo è muto, se ne sta lì buono buono nella dispensa o nel frigorifero e si prende la colpa di tutto, tanto non può mica difendersi. Il formaggio non può certamente uscire dal frigo e raccontare le sue meravigliose proprietà nutrizionali perché c’è qualcuno che lo accusa di essere responsabile di aver prodotto mucosità. «Non ti ricordi che mia figlia aveva quel brutto catarro all’età di 3 anni e l’ho risolto togliendo il latte e i latticini?» – mi racconta una cara paziente. E io le ricordo che quando la bimba aveva 3 anni lei si stava separando e quindi non era propriamente un fiore di benessere. Il latte poi ha una fortissima connessione con il ruolo materno e il gioco è fatto. E se il latte fosse davvero l’unico problema o meglio l’unica soluzione il toglierlo, mi chiedo come sia possibile che i miei piccoli pazienti possano guarire perfettamente da problemi di catarro senza togliere alcun alimento.
Eliminare cibi dalla dieta: spesso una facile scorciatoia
Per questo ho creato questa teoria sullo spostamento della nevrosi, perché ho modo di osservarla quotidianamente e non solo nel settore nutrizionale, anche perché sono moltissimi gli schemi attraverso i quali cerchiamo di spostare i problemi, tanto che la tecnica di spostamento è una delle più utilizzate in tutti gli schemi terapeutici.
Pensare di risolvere un problema di salute importante eliminando certi cibi può funzionare purché solo per un periodo che sia breve e intenso, quasi mai come scelta definitiva.
Massima attenzione, quindi, nel selezionare chi inquadrare dal punto di vista nutrizionale: devono esserci seri motivi per scombinare il modello e l’eliminazione dei cibi dovrebbe sempre essere l’ultima chance e non una scelta di facile ripiego, quando non si hanno più strumenti per curare le persone.
A proposito, ci sono voluti mesi per decondizionare Valentina rispetto ai suoi problemi di approccio al cibo: finalmente con un adeguato approccio terapeutico di Desomatizzazione® è tornata a mangiare un po’ di tutto e si è resa conto che la pancia si gonfiava principalmente a causa del suo stato di stress e non per colpa del cibo.
E con un approccio al cibo più disinvolto è tornato anche il sorriso sulla sua bocca.
Pratiche equilibrate di benessere
- Fare una buona pulizia nutrizionale per un breve periodo
- Fare una breve dieta depurativa
- Vita sana sì, ma senza stressarsi nella ricerca del benessere
- Un buon livello di attività fisica
Indicatori di ortoressia
- Si tolgono radicalmente uno o più cibi
- Lunghi protocolli di riassetto nutrizionale se non per seri motivi di salute
- Eccessiva attenzione alla propria salute (confina con l’ipocondria)
- Eccessivo livello (personale) di attività fisica