Los dias de los muertos e l’ofrenda: più di un portale, un ponte tra i popoli
Pubblicato
3 anni fa
In autunno i colori si scaldano e virano verso la gamma dell’ocra, dell’arancio, del vinaccia, fino al marrone castagna.
Ottobre è decisamente arancione, è il mese della zucca che, oltre ad essere la protagonista in cucina, da alcuni anni ha assunto un ruolo centrale anche come decorazione delle nostre case. Il folclore di Halloween è ormai diffuso e si è mescolato con la più tradizionale e autoctona festa di tutti i santi e dei morti, regalando un accento pittoresco e allegro, seppur da taluno discusso.
L’arancione imperversa non solo nel nostro paese, ma anche oltre oceano, verso levante. In Messico ottobre si accende delle tinte vitaminiche del Flor de cempasúchil o garofano d'India, il fiore profusamente utilizzato per adornare le ofrende di tutto il paese.
La festa cattolica di Ognissanti è una ricorrenza che è festeggiata in tantissime tradizioni e culture, ognuna con le proprie declinazioni.
In Messico, paese che oggi è cattolico, l’antica e autoctona tradizione Nahual è rimasta viva e ha trovato continuità anche nella celebrazione di queste giornate.
Se in Italia ci si reca al cimitero in visita ai propri defunti, in Messico più o meno si fa la stessa cosa, si va al cimitero, si visitano i propri cari passati oltre, solo che tutto è celebrato veramente come una grande festa, con musica, cibo, tantissimi fiori e allegre decorazioni. Poi loro vanno oltre. Durante i dias de los muertos vengono organizzate parate e sfilate in costume, da quelli più tradizionali, a quelli più eccentrici e rivisitati in chiave contemporanea. È il momento dell’anno in cui la commistione di stili, culture e tradizioni è resa più evidente.
Perché i messicani fanno grandi festeggiamenti?
La tradizione Nahual oltre ad aver trovato continuità in alcune celebrazioni cristiane, le influenza profondamente, per cui durante i dias de los muertos si onorano certamente i propri defunti, come da noi, ma al contempo si festeggia proprio la morte stessa.
Come ho spiegato nell’articolo “I simboli del tempo maya e aztechi e il chuenil kin” Il tempo naturale è ciclico, nella tradizione messicana è circolare, come tante spirali che si sviluppano e si espandono intersecandosi tra loro. In quest’ottica la morte fa parte di questa ciclicità, è necessaria per la rinascita, per la vita, la morte fisica è la più grande trasformazione, il momento in cui ci si unisce di nuovo al tutto.
Festeggiare la morte, danzare con lei, serve per farle perdere mistero, diventa intima, si esorcizza la paura e si riduce il potere psicologico.
Certamente l’umana tristezza per la perdita dei propri cari esiste, le emozioni sono accolte e onorate, ma non offuscano il significato più ampio del passaggio trasformativo. Si festeggia con gioia la grande trasformazione, il viaggio che i morti hanno intrapreso. È l’incognita del cammino della morte che genera l’impulso vitale per intraprendere il viaggio, l’abbandonarsi al flusso della vita/morte/vita.
Se ci soffermiamo un attimo a pensarci, non è così distante dalla nostra idea di resurrezione.
Secondo la tradizione Nahual nonostante che con la morte si torni ad essere integrati con il tutto, una parte di noi arriva nel Mictlan.
Durante i giorni dei morti che per tradizione andavano dal 25 o 27 ottobre, secondo l’area geografica, al 3 novembre, il portale di questo regno si apre e i defunti hanno la possibilità di tornare a festeggiare e danzare per alcuni giorni con i propri parenti e amici. Festeggiare questo ricongiungimento è importante per onorare il proprio lignaggio e per dare continuità alla loro esistenza.
L’ofrenda.
Affinché i defunti possano attraversare il portale, è necessario creare l’ofrenda e invitarli.
L’ofrenda è una sorta di altare commemorativo in onore alle anime dei propri antenati.
C’è un preciso allestimento che va seguito e che se vuoi, puoi fare anche tu.
Scegli una zona nella casa in cui puoi preparare un tavolino e tenerlo apparecchiato almeno per i giorni del 31 ottobre, 1 e 2 novembre.
L’occorrente:
FOTO dei parenti e amici che vuoi ricordare e onorare.
FIORI: in particolare il flor de cempasúchil o garofano d'India, ecco perché ne ho parlato all’inizio. Si tratta di un fiore di colore arancio acceso con una corolla composta da una miriade di piccoli petali. I fiori simboleggiano la vita eterna dei defunti che si sono uniti a Dio o al Cosmo. Nel nostro caso potremo scegliere tra i fiori di stagione. Utilizza i petali per spargerli sull’altare e per terra in modo da creare un piccolo sentiero, che sarà quello utilizzato per il viaggio dell’antenato verso casa.
CANDELE: servono per illuminare il cammino delle anime, tienile accese quando sei in casa.
ACQUA: fonte di vita, simboleggia la purezza dell'anima e calma la sete del defunto. Va bene un bicchiere.
INCENSO E COPALE: da noi è difficile trovare la copale messicana, quindi va bene se usi solo l’incenso. Serve per tenere lontano le energie negative, unisce il cielo e la terra, come le preghiere.
SALE: conferisce la protezione dello spazio sacro. Va bene un mucchietto di sale grosso su un piattino.
PETTINE, SPECCHIO E CIOTOLINA CON ACQUA: saranno utilizzati dalle anime degli antenati per rinfrescarsi dal viaggio e prepararsi per la festa.
PANE: rappresenta il corpo dei morti, in forma umana o come scheletro. Va bene qualche fetta in un cestino
IL CIBO E LE BEVANDE: si dispongono sull’ofrenda i cibi e le bevande preferite dei tuoi cari, per deliziarli durante la loro visita. Se non sai quali sono, vanno bene alcuni assaggi delle pietanze che scegli o preferisci tu.
I TESCHI: di zucchero o di cioccolato, questi sono squisitamente messicani, non credo che da noi si trovino. Rappresentano la morte. Io ne metto uno di ceramica che ho acquistato nel mio viaggio in Messico.
Ancora oggi in Messico è usanza regalare teschi di cioccolato con il nome sopra della persona cui si offre il dono. Mangiando il teschio con il proprio nome è come se si sfidasse la morte stessa, la si incorpora, diventa intima e perde il suo mistero.
L’invito, la festa e la chiusura del portale.
Una volta terminato l’allestimento esiste un rituale preciso per invitare le anime dei defunti, che non può essere fatto se non si è nella tradizione Nahual.
Ecco quello che puoi fare tu e che è quello che faccio anch’io quando non sono con il gruppo di lavoro del Nahual: la sera del 31 ottobre invita i tuoi cari defunti nominandoli uno ad uno con nome e cognome, salutali e offri loro il benvenuto.
Per favore NON fare o aggiungere altro. In questo caso la fantasia è bandita. È importante che ascolti il mio consiglio.
Dopo l’invito inizierà una grande festa, che probabilmente non percepirai, oppure, se sei molto sensibile, potresti avvertire un’atmosfera gioiosa.
Nei giorni a seguire, se hai voglia, puoi brindare con loro.
Il 3 novembre, nella mattinata o nell’orario di mezzogiorno, avvicinati all’ofrenda, inizia a salutare i tuoi parenti e amici defunti, nominali uno ad uno come all’inizio, ringraziali ed invitali ad andare via.
Terminati tutti i saluti, semplicemente smonta l’ofrenda.
Se vuoi, scatta alcune foto della tua ofrenda e condividile con noi.
Dall’anno scorso ho cominciato a divulgare questa procedura ed è stata bella la condivisione spontanea delle foto delle ofrende che si è creata! In tanti hanno cominciato a farle e, a mio avviso, è un bellissimo modo di creare un ponte tra le tradizioni e le culture pur mantendone l’autenticità. Genera rispetto, memoria, apertura di cuore, allarga e supera i confini. È amore.