L’importanza delle fibre prebiotiche per migliorare lo stato del microbiota intestinale
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4 anni fa
Con il termine microbiota si intende il consorzio microbico costituito da batteri, funghi unicellulari, virus e parassiti, localizzato a livello intestinale, che mediante l’utilizzo delle fibre non digeribili dalle nostre cellule, produce per fermentazione acidi grassi a corta catena, oltre a preziose vitamine (come ad esempio la vitamina K2 e le vitamine del gruppo B) con numerose funzioni fondamentali per il mantenimento della nostra salute psicofisica e immunitaria.
All’interno del microbiota di persone sane si contano fino a 1700 specie batteriche ad oggi identificate, espressione di una elevata biodiversità, condizione questa che ne caratterizza stabilità e robustezza, migliorando la resistenza alle principali malattie che vedono una loro origine proprio a livello intestinale. Già Ippocrata, padre della medicina, definiva più di 2300 anni fa come tutte le malattie avessero origine nell’intestino, ponendo l’attenzione verso questo grande organo, sede di risposta immunologica a tutto ciò che ingeriamo, ma anche fortemente influenzato, oltre che dalla modalità di parto e di allattamento, dal nostro stile di vita, dai farmaci che assumiamo e dai nostri pensieri ed emozioni, tramite l’asse bidirezionale Intestino/cervello finemente regolato dal nervo vago.
Non a caso l’intestino è oggi definito il nostro secondo cervello o cervello addominale. L’attenzione verso il microbiota intestinale e il miglioramento della biodiversità con le fibre specifiche nasce dal concetto che l’utilizzo dei probiotici seppur efficace, quando non accompagnata da una adeguata assunzione fibre prebiotiche può risultare di scarsa utilità, considerando anche l’elevata sensibilità dei ceppi probiotici a variazioni ambientali di temperatura, pH e umidità, fattori che possono ridurne significativamente l’efficacia.
Oggi la ricerca nel mondo della nutraceutica è sempre più orientata alla formulazione di prodotti innovativi con prebiotici specifici che possano potenziare il microbiota, considerato come un’impronta digitale che caratterizza ognuno di noi, ma senza stravolgerne i delicati equilibri peraltro unici per ciascun individuo. L’obbiettivo è fornire con un prebiotico specifico il cibo giusto per i batteri buoni, preziosi alleati della nostra salute.
Un utilizzo regolare dei prebiotici di alta qualità come la gomma di guar idrolizzata, ad elevata solubilità, permette di aumentare l’assunzione di fibre solubili nella dieta, controllando l’eccessiva prevalenza di specie batteriche di tipo anaerobio a fermentazione putrefattiva, senza causare effetti indesiderati come gonfiore o eccessiva fermentazione spesso indotta dalle comuni fibre alimentari. Numerosi studi dimostrano che la gomma di guar idrolizzata favorisce la crescita dei Bifidobatteri, i più potenti produttori di acido butirrico, un acido grasso a corta catena che regola favorevolmente il trofismo di mucosa e controlla l’infiammazione intestinale.
Nell’ambito dei prebiotici di nuova generazione, anche l’utilizzo della polvere del frutto del Baobab, ingrediente che trova la sua origine nella medicina tradizionale africana, si rivela di straordinaria efficacia soprattutto negli individui con sindrome metabolica.
La comunità scientifica oggi è concorde sul fatto che le fibre prebiotiche favoriscano la corretta assimilazione dei nutrienti, regolino il senso di sazietà, favoriscano il mantenimento dell’integrità della mucosa intestinale e riducano l’infiammazione cronica di basso grado, a patto che non causino eccessivi e rapidi fenomeni fermentativi con formazione di gas, fenomeno controllabile con il prebiotico di nuova generazione, come estratto idrolizzato di semi di guar, Baobab e con l’aggiunta di enzimi digestivi come alfa e beta galattosidasi nella propria integrazione.