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Razionamento energetico e blackout: come difendersi con le comunità energetiche

Pubblicato 2 anni fa

Cosa comporta il rischio di ripetuti blackout a livello sociale e personale, quali sono le alternative e cosa fare concretamente per non restare al buio

L’ipotesi di una crisi energetica si è fatta sempre più insistente in seguito al conflitto fra Russia e Ucrania. In realtà, si tratta di una questione annosa, che nel nostro Paese alimenta discussioni fra chi è a favore dell’energia alternativa e rinnovabile e chi di quella fossile e nucleare. Ma poco finora si è fatto per cercare di prevenire un problema che appare sempre più incombente. Abbiamo chiesto il parere di Gabriele Bindi, autore del recente Blackout.

Indice dei contenuti:

Gabriele, nelle ultime settimane si ipotizzano scenari con blackout sempre più frequenti per far fronte alla crisi energetica. Quanto sono reali questi rischi?  

Sono drammaticamente reali e si sono già verificati in larga misura quest’estate, a cominciare dalle città italiane, in seguito all’uso simultaneo dei condizionatori d’aria. Non siamo ancora capaci di pensare a una riduzione dei consumi. Devo però premettere che nella mia riflessione non esiste solo un rischio di blackout elettrico, ma di un collasso dei sistemi di controllo e comunicazione, riscaldamento, sicurezza informatica e via dicendo. Viviamo costantemente esposti al rischio, che la crisi energetica non fa che accelerare.

Il problema del razionamento dell’energia è emerso in seguito alla guerra fra Russa e Ucraina, ma non è l’unico fattore da tenere in considerazione. Quali sono i fattori che più incidono nel rischio di una crisi energetica?

Cambiamenti climatici, sviluppi tecnologici dirompenti, pandemie e crisi economiche connesse. Agiscono come fattori di aggravamento del rischio. Le strategie militari ormai sono orientate al controllo dell’energia. Non c’è solo una guerra in corso in Ucraina, ma permangono tensioni sull’uso dei giacimenti di gas naturale nel Mediterraneo orientale, una situazione di conflitto in Libano e in Siria, instabilità politiche generate dall’ingerenza dei nostri interessi commerciali, dall’Iraq e dall’Afghanistan fino alla Libia. Alcuni Paesi diffondono programmi di emergenza con istruzioni per affrontare l’imminente catastrofe. Noi, per adesso, stiamo tenendo l’opinione pubblica all’oscuro. E pensare che l’ultimo grande blackout europeo, quello che abbiamo appena descritto, è avvenuto proprio in Italia.

Quali sarebbero le conseguenze di ripetuti blackout in una società iperconnessa come la nostra?

I blackout mettono alla prova la nostra resilienza e i nostri nervi, sconvolgono la vita privata e la sicurezza pubblica. Senza elettricità non c’è illuminazione, ma non c’è nemmeno il riscaldamento, non c’è telefono e dopo un po’ di tempo non esce nemmeno l’acqua dai rubinetti casa. Se, anche solo per un giorno saltasse la fornitura di energia in un’intera città, non ci sarebbero mezzi di informazione, telefoni, semafori, ascensori, treni, metropolitane, uffici in grado di funzionare. Una volta usciti in strada non troveremmo bancomat e uffici postali, i supermercati dovrebbero chiudere e molti di noi non saprebbero come cucinare o procurarsi il cibo. Teniamo anche conto che rete elettrica e rete informatica sono tra loro sempre più interdipendenti. Senza elettricità non si va da nessuna parte, questo è chiaro, ma è vero anche il contrario: basta qualche defaillance delle reti informatiche per mettere KO le forniture elettriche. La digitalizzazione, dopo l’euforia iniziale e la percezione di onnipotenza, ci presenta il suo rovescio della medaglia, facendoci scoprire sempre più inermi, interdipendenti e assoggettati a chi manovra i pulsanti dell’economia globale.

Sulle rinnovabili ci sono pareri contrapposti: c’è chi ne auspica la diffusione e chi invece vede molti limiti che non permetterebbero di sostituire le energie fossili. Tu che ne pensi?

Le rinnovabili sono necessarie, per salvarci dai disastri del clima e dalle guerre. O si ritorna a vivere nei boschi oppure dal ricatto delle fonti fossili si esce con più tecnologia, efficienza e risparmio energetico. Le energie rinnovabili non sono il futuro, sono già il presente. Nel 2020 Italia le rinnovabili sono arrivate a coprire circa il 42% della produzione nazionale e il 38% della richiesta di energia elettrica. Ma è chiaro che non riusciremo mai a coprire tutti i nostri consumi con le energie rinnovabili: il futuro richiede una brusca riduzione dei nostri consumi. Il risparmio energetico e l’adozione di stili di vita sostenibili devono diventare altrettanto attrattivi, altrimenti si va poco lontano. Il sistema economico globale attualmente è incompatibile con qualsiasi idea di futuro, ma credo che la storia ci presenterà presto il conto, con un blackout economico e finanziario.

In Italia ci sono 26 comunità energetiche: quali caratteristiche hanno e in che modo possono essere una alternativa alle comunità basate sulle energie fossili?

I cittadini oggi possono rendersi autonomi, unirsi alle cooperative di produzione, formare nuove comunità energetiche, alternative ai grandi impianti dei principali colossi energetici. La transizione energetica, più di una questione tecnologica ed economica, è una questione sociale e politica. L’energia oggi è la nuova frontiera della condivisione: più che pensare al miraggio di una completa autosufficienza individuale, con tutto il rispetto per chi ci è riuscito, si può rafforzare il processo dell’indipendenza della comunità locale, con minori costi e sprechi, avvicinando la produzione al consumo. Una transizione energetica di successo può essere raggiunta solo con il coinvolgimento e la partecipazione della popolazione locale. I pannelli fotovoltaici sui palazzi e le pale eoliche sui crinali non sono di disturbo, quando giovano davvero alla comunità.

È auspicabile che questo tipo di comunità si diffonda? Quali sono gli ostacoli maggiori alla loro diffusione?

La direttiva europea sulle energie rinnovabili denominata RED 2 parla chiaro: bisogna mettere al centro della transizione energetica i cittadini, consentendo loro di produrre energia rinnovabile per il proprio fabbisogno. I cittadini possono rimboccarsi le maniche, unirsi alle cooperative di produzione, formare nuove comunità energetiche: le leggi lo permettono anche in Italia. L’ostacolo principale è l’ignoranza e la mancanza di informazione.

Una famiglia media, che vive in città, magari in un condominio, in che modo può difendersi dal rischio crescente di razionamento dell’energia? Ci sono soluzioni che il singolo può adottare per minimizzare i disagi causati da continui blackout?

Le soluzioni sono a portata di mano, gli incentivi sono generosi e i tecnici per l’installazione di energie rinnovabili o l’adozione di sistemi di risparmio energetico non mancano di certo. L’azione più importante e prioritaria su cui investire rimane sicuramente quella del risparmio. L’energia più pulita è quella non consumata.

Pensi che ci siano aspetti positivi in caso di razionamento energetico per lo meno a livello umano e relazionale, anche alla luce del fatto che la nomofobia, la paura più o meno inconscia di rimanere sconnessi dalla rete di telefonia mobile e quindi la tendenza a rimanere collegati ai social giorno e notte, è sempre più diffusa?

In Italia ci sono milioni di nomofobici: sono soprattutto i nostri ragazzi, a cui dobbiamo offrire qualcosa di migliore... e reale. La pandemia in questo senso è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Per i giovani sotto i 25 anni, trovarsi ad essere perennemente collegati ad un PC o ad uno smartphone, ha rafforzato l’atteggiamento di isolamento sociale. Il contatto con la natura, e i suoi ritmi di buio e di luce, ci offre la possibilità/capacità di ri-orientarci e creare di nuove strategie per fronteggiare ogni genere di crisi. Invece di lasciarsi sorprendere dai blackout energetici sarebbe meglio attrezzarci per affrontare il buio, il silenzio, l’essere disconnessi dalla rete... per riconnetterci con la natura, con gli altri e soprattutto con noi stessi. È meglio che siamo noi, quando serve, a staccare la spina.


Ultimi commenti su Razionamento energetico e blackout: come difendersi con le comunità energetiche

Recensioni dei clienti

Baristo T.

Recensione del 27/05/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 27/05/2025

I rischi ovviamente a posteriori non ci sono quasi stati, ma è sicuro che non può andare sempre bene e non si possono continuare a prendere provvedimenti stringati o scendere a compromessi peggiori. Nel piccolo si possono fare tante cose ma bisogna farle bene. Grazie per tutti i suggerimenti.

Gilia M.

Recensione del 15/05/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 15/05/2025

Noi abbiamo costruito le nostre case proprio in funzione di eventuali mancanze di luce, gas e acqua, perché abbiamo una sorgiva e la facciamo analizzare ogni anno cercando di mantenerla pulita.

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