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Introduzione di "Pratiche Sciamaniche"

Pubblicato 11 anni fa

Leggi in anteprima un brano di questo libro, "Pratiche Sciamaniche", scritto da Alessandra Comneno e da Maurizio Balboni

Il termine Sciamanesimo è usato, nella nostra cultura, per descrivere l’insieme di pratiche che permettono all’individuo una modificazione e un ampliamento dello stato di coscienza tale da consentirgli di entrare in contatto con gli spiriti della natura e con l’energia del Cosmo.

Nei quattro angoli della terra, questa eredità è stata custodita e tramandata per generazioni all’interno di nuclei o comunità di tipo tribale ed è riuscita a mantenere una sua propria identità, in un mondo che va uniformandosi al dominio culturale di una sola razza e di una precisa ideologia.

La conservazione e la trasmissione di tali conoscenze sono state spesso favorite e protette dall’isolamento geografico delle comunità stesse, mentre, altre volte, hanno fatto pagare un prezzo altissimo a chi le praticava, in termini di persecuzioni e violenza, fino alla tortura e alla morte.

Nel nostro cammino lungo la spina dorsale Americana, abbiamo conosciuto molti di quelli che oggi sono definiti sciamani.

Sono persone diverse dallo stereotipo dell’immaginario collettivo, uomini e donne semplici che, come ogni essere umano, gioiscono e soffrono, vivono conflitti interiori e svolgono con dedizione il loro servizio all’interno della comunità in cui vivono, aiutando principalmente a ricordare alle persone che hanno intorno, il naturale collegamento con lo Spirito.

Le procedure che adottano non sono parte di un sistema dottrinale e di credenze ma vere e proprie attività che hanno lo scopo di trasmettere la conoscenza attraverso la diretta esperienza personale.

Con la pratica, e non attraverso la sua descrizione, l’individuo può riconnettersi al tessuto della creazione, ritrovare la fonte da cui si era allontanato e provare quel senso di unità e pienezza che lo cura in profondità. Non è mai esclusa l’ipotesi di una ricaduta che gli procurerà un nuovo senso di separatezza che lo spingerà, di nuovo, a ricercare l’unità… fino ad azzardare a domandarsi: è forse questo il senso della vita per noi esseri umani?

Le pratiche sciamaniche sono i libri di testo o i ricettari del sapere degli sciamani e sono trasmessi, in forma di conoscenza silenziosa, ai loro apprendisti e a tutti coloro che, sfogliandone il contenuto, vi si immergeranno come nella corrente di un fiume.

Viene naturale chiedersi che cosa può apportare la cultura sciamanica, nata e sviluppatasi nelle tribù o nelle piccole comunità, alla società globale del terzo millennio.

Le risposte possono essere molte.

Una di queste è sicuramente la cura dai grandi mali dell’ultimo secolo. Vivere attraverso una coscienza allargata, l’apertura della percezione ai campi espansi dell’energia sottile, aiuta la persona a recuperare il proprio senso d’integrità, salute, pace e armonia, che non potrà mai raggiungere permanendo nell’individualismo e nella trappola ossessiva del proprio ego.

Quando l’individuo è separato dalle forze della natura, quando si esilia e si sottrae al collegamento con il resto del creato, perde il naturale contatto con la fonte dell’energia da cui proviene e da cui naturalmente si alimenta.
La mancanza del senso di appartenenza al cosmo e al disegno della vita, lo relega a un senso di vuoto e di affanno, lo condanna alla dipendenza da tutto quello che materialmente lo circonda per combattere l’innata paura dell’impermanenza e della morte, lo obbliga a nutrirsi, per sopravvivere, dell’energia altrui, utilizzando manovre egoistiche e manipolative.
In tale stato, finiscono per trionfare le sensazioni di depressione, impotenza, ansia, paura, infelicità e spasmodici e insaziabili bisogni.

Ecco che lo sciamano, colui che vede nel buio con gli occhi del cuore, appare come un archetipo moderno, non più così lontano, non più così leggendario e irraggiungibile, ma quasi un mito dei nostri giorni, un esempio reale da cui apprendere l’arte di vivere. Una figura che ci invita a uscire dalla gabbia dorata dalle porte aperte della nostra società in cui siamo stati educati e modellati.

Allineata a un consenso collettivo, spinta dal desiderio di appartenere a un disegno se pur inventato e costruito per arricchire il proprio bisogno di potere e di supremazia di una specie sull’altra, di un individuo sull’altro, l’umanità ha dimenticato l’antico e naturale collegamento con la vita stessa.

Il desiderio di libertà, la manifestazione del proprio campo creativo, l’impulso di uscire dal gregge e il timore che esso stesso provoca, mantiene l’essere umano in uno stato di sfiducia e di congelamento emotivo.

Come potrà uscire dalla trappola in cui da solo si è messo?

Come sconfiggerà il dubbio di avere nel cuore il potere di attraversare il Mistero?

Come recupererà il ricordo di essere parte di un grande Tutto?

Come ritornerà a vivere nella pienezza, nella gioia, trovando lo scopo dell’esistenza?

Quando inizierà a porsi queste domande, ad abbeverarsi alla fonte e ad acquietare la mente, almeno temporaneamente, dal suo dialogo interno, la vita non sarà più la stessa, poiché il cammino dell’espansione della coscienza non prevede ritorno.


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