I grandi principi dell'omeopatia
Pubblicato
9 anni fa
Leggi un estratto dal libro di Albert-Claude Quemoun "La Mia Bibbia dell'Omeopatia"
Sono tre: la similitudine, l'infinitesimalità e una particolare concezione della malattia e del paziente che può essere definita globale.
La similitudine
È il principio di base dell'omeopatia, già affermato nell'antichità da Ippocrate e reintrodotto nel diciottesimo secolo da Hahnemann.
Curiamo i malati con la stessa medicina che, sperimentalmente e su un individuo sano, provoca gli stessi sintomi di cui il paziente soffre. I simili vengono guariti da simili, a differenza dell'allopatia (dal greco allos che significa «altro» o «diverso»), che utilizza un farmaco per combattere contro un sintomo (legge degli opposti).
Quindi, se un individuo sano è punto da un'ape, sentirà un forte dolore, seguito da gonfiore e sensazione di bruciore che può alleviare con l'applicazione di un impacco freddo. Per analogia, nel caso di un paziente sofferente di brucianti dolori articolari uniti a edema e che posso essere calmati da impacchi freddi, l'omeopata prescriverà, per alleviare il dolore, Apis mellifica (rimedio preparato a partire da una diluizione di ape).
L'infinitesimalità
Hahnemann si rende ben presto conto che molte sostanze sono troppo tossiche per essere somministrate secondo una dose ponderale. Decide quindi di prescrivere delle dosi minime, dopo averle diluite e dinamizzate in più fasi, in base al principio Primum non nocere (primo non nuocere). Cattura così l'energia del rimedio, evitando gli effetti indesiderati.
Questo è il motivo per cui l'omeopatia è una medicina senza effetti collaterali che può essere prescritta a tutti, dai neonati agli anziani, donne in gravidanza comprese.
La globalità
A differenza della medicina allopatica che si concentra sui sintomi, l'omeopatia è interessata maggiormente al paziente nella sua globalità. Al di là dei sintomi, si tiene conto soprattutto di come questi si esprimono nel paziente.
Non cura una malattia ma il malato. Si interessa al comportamento e alle peculiarità psicologiche del paziente.
In questo senso, l'omeopata non cura il dolore prescrivendo a tutti lo stesso analgesico, ma curerà il paziente che ha un modo specifico di manifestare la propria sofferenza.
Prendiamo l'esempio di un dolore causato da un trauma o una contrattura muscolare:
- Se il dolore è di origine influenzale o sportiva, con un paziente che soffre al minimo movimento, che ha dolori muscolari e non sopporta più il proprio letto giudicato troppo duro, si prescriverà Arnica montana.
- Se il dolore si affievolisce durante il riposo o quando si esercita una pressione sulla zona dolorante o quando il paziente si sdraia spontaneamente sul lato dolorante, si sceglierà Bryonia alba.
- Se, al contrario, il dolore si affievolisce grazie al movimento, si darà Rhus toxicodendron.
- Se si lamenta per il dolore, cerca conforto e l'aria fresca gli fa bene, daremo Pulsatilla.
Tratto dal libro:
La Mia Bibbia dell'Omeopatia
La guida più completa all’omeopatia
Albert-Claude Quemoun
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