Estratto dal libro “Curare il diabete in 21 giorni”
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9 anni fa
Leggi un’anteprima del libro “Curare il diabete in 21 giorni”
Guarire dal diabete significa modificare la propria consapevolezza
Sì, il diabete di tipo 2 è una malattia curabile. Malgrado la medicina allopatica sostenga che il diabete di tipo 1 e 2 sono incurabili, la nostra esperienza clinica quotidiana ci dimostra che in 21 giorni il 53% dei diabetici di tipo 2 e il 30% dei diabetici di tipo 1 riesce ad abbandonare i farmaci e a raggiungere un livello di glicemia normale a digiuno pari a 85, o al di sotto di 100. Sulla base dei miei trentacinque anni di esperienza clinica, dell’esperienza dei centri che si occupano di terapia con alimenti vivi e vitali e considerando che già negli anni ’20 del secolo scorso il dottor Max Gerson riuscì a guarire dal diabete Albert Schweitzer grazie proprio ai cibi vivi, posso affermare che ormai il fatto che il diabete sia una malattia curabile è cosa risaputa nella comunità che segue questo tipo di alimentazione. Il diabete non è una sentenza immutabile; non è la nostra condizione naturale ed è diventato un problema di proporzioni pandemiche solo a partire dagli anni ’40 del secolo scorso. La parola pandemia deriva dal greco pan che significa “tutto”, più demos che significa “gente o popolazione”. Da qui “pandemos” o “tutte le genti”. Una pandemia è un’epidemia che si diffonde largamente e affligge intere regioni, continenti o il mondo intero. Questo libro cerca di scavare in profondità tra le cause del diabete sia a livello di pandemia globale sia a livello individuale e fornisce al lettore un programma per passare rapidamente dalla disperazione di una fisiologia diabetica alla gioia di una fisiologia sana.
Anche se molte persone hanno una suscettibilità genetica nei confronti del diabete di tipo 2, le vere cause (che attivano la potenziale fisiologia genetica del diabete) stanno nello stile di vita individuale e globale e nella dieta; è questo che praticamente fa partire il colpo in canna. Questi stili di vita diabetogeni individuali e personali riguardano il nostro senso di responsabilità: una dieta ricca di carboidrati raffinati come lo zucchero e la farina bianchi; grandi quantità di grassi saturi cotti di origine animale; gli acidi grassi trans prodotti dalla cottura (soprattutto la frittura degli oli ad alte temperature); cibi poveri di fibre; caffè e bevande con caffeina; il fumo; uno stile di vita senza amore ed esercizio fisico; un elevato grado di stress; la dipendenza dalla tv.
La cura, a un livello profondo, è allontanarsi dalla Cultura della Morte individuale e globale per abbracciare la Cultura della Vita. A livello personale ciò significa agire in modo da promuovere la vita e il benessere di ciascuno e del pianeta. Significa osservare un’alimentazione e uno stile di vita in cui l’incidenza del diabete sia minima o inesistente. A livello di individuo, significa mangiare cibi vivi per almeno l’80% della dieta, biologici, vegani, con un alto contenuto di minerali, con grassi vegetali per non più del 15-20% (senza grassi animali) e molte fibre; occorre assumere cibi a bassa glicemia e basso indice insulinico, mangiare con moderazione e in maniera personalizzata con un modo di cucinare che sia sostenibile per tutta la vita e con cibi preparati e mangiati con amore. A livello globale significa creare una cultura generalizzata che preveda l’accesso per tutti alla salute, ai cibi biologici e all’acqua, case adeguate e un ambiente libero da sostanze chimiche e inquinanti. Curare il diabete in questo contesto personale e globale è un atto d’amore verso se stessi e il pianeta. Questo amore è espressione della Cultura della Vita.
