Coscienza: la metafora dell'acqua e della bottiglia
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2 anni fa
L'acqua può morire? La bottiglia e il tappo cosa rappresentano? Cosa è utile alla nostra coscienza e cosa rischia di limitarci?
Spesso ci troviamo inevitabilmente di fronte o di fianco alla morte. La morte fa parte della vita, ma forse il primo piccolo intoppo è proprio nell’uso di queste due parole: vita e morte.
Nella tradizione indiana la vita è eterna: non ha mai avuto inizio e non avrà mai fine.
“Mai ci fu un tempo in cui io, tu e tutti questi re non esistevamo. E mai ci sarà un tempo in cui io, tu e tutti questi re cesseremo di esistere” – Bhagavad Gita 2.12
E invece di dire: questo o quell’altro sono morti, si preferisce usare l’espressione: “Tizio ha lasciato il corpo”.
Il corpo muore, ma la vita continua!
Lo spirito, l’anima, la coscienza, l’energia vitale o come preferisci chiamarla, continuano!
"Come l'anima incarnata passa in questo corpo, dall'infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l'anima passa in un altro corpo all'istante della morte. La persona saggia non è turbata da questo cambiamento." – Bhagavad Gita 2.13
Sempre nella Bhagavad Gita si suggerisce l’interessante metafora che la coscienza, al momento della morte, passi da un corpo a un altro con la stessa facilità con cui si passa da un vestito a un altro.
"Come s’indossa un abito nuovo dopo aver lasciato quello usato, così l’anima si riveste di un nuovo corpo dopo aver abbandonato quello usato e ormai inutile". – Bhagavad Gita 2.13
Secondo me la metafora è efficace, ma forse non rende pienamente l'idea della divisione di corpo, mente e spirito.
Corpo, mente e spirito sono uniti dal momento del concepimento fino al momento di lasciare il corpo, ma questa unione non deve far dimenticare che sono tre unità a sé stanti e di uguale importanza per il benessere dell’individuo.
La ormai più che famosa parola Yoga indica proprio l’unione armonica di corpo, mente e spirito.
Qualche pomeriggio fa stavo leggendo il bellissimo libro di Daniel Odier: Tantra, poi mi sono messo in meditazione e, forse ispirato proprio da quella illuminata e illuminante lettura, ho realizzato una metafora che ho chiamato: la metafora dell'acqua e della bottiglia.
L'acqua e la bottiglia
Partiamo dall’analizzare la situazione dell’acqua: l'acqua è sempre acqua e la sua struttura rimane invariata in qualunque stato si trovi.
E quando la prendiamo da una fonte o dal rubinetto di casa e la mettiamo in una bottiglia rimane sempre acqua, non diventa la bottiglia e non si identifica con essa, mantiene inalterate tutte le sue caratteristiche di acqua.
E se nella bottiglia ci fosse della terra, l’acqua perderebbe la sua purezza, ma rimarrebbe sempre acqua.
Poi, se alla bottiglia decidiamo di mettere il tappo, abbiamo solo aggiunto il tappo, ma abbiamo ugualmente i tre elementi distinti: il tappo, l'acqua e la bottiglia.
Essi stanno insieme come un'entità unica, ma sono di fatto 3 cose separate e a sé stanti.
Così avviene per la coscienza messa all'interno di un corpo e di una mente.
La mente è come il tappo che può essere utile, ma può anche essere limitante e impedire all'acqua di svolgere la sua funzione.
"Per colui che l'ha dominata, la mente è la migliore amica, ma per colui che ha fallito nell'intento, la mente rimarrà la peggiore nemica." – Bhagavad Gita 6.6
L'acqua deve stare nella bottiglia ben chiusa per essere conservata ed essere utile nel momento del bisogno, ma poi il tappo deve farsi da parte per permettere all'acqua di svolgere “il suo dovere prescritto”.
In questo caso "la terra" dell’esempio precedente, possono essere tutti quei pensieri e quelle emozioni negative e quei filtri che hanno generato, che non permettono alla mente di vedere chiaramente la situazione che sta vivendo.
L'acqua non muore
Una volta fuori dalla bottiglia e svolto il suo compito l’acqua muore o rimane sempre acqua?
E così la coscienza, proprio come l'acqua, una volta lasciato il corpo/contenitore non cessa di essere coscienza, non sparisce. Semplicemente si trasferisce in un altro corpo (o passa ai pianeti superiori). Se si rovescia per terra rimane acqua, se ghiaccia rimane acqua e se evapora rimane sempre acqua: non si discosta mai dalla sua vera e unica natura.
Allo stesso modo tu, spirito eterno, vivi nel corpo, ma non identificarti con esso; sfrutta la mente per proteggerti e salvaguardati, ma non darle il potere di impedirti di espanderti.
Utilizza e conserva al meglio il tuo utilissimo corpo per compiere il tuo dovere prescritto.
"Compi il tuo dovere prescritto perché l’azione è migliore dell’inazione. Senza agire non è possibile nemmeno mantenere il proprio corpo". – Bhagavad Gita 3.8
Fuori e dentro
Il viaggio continua
namaste