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Cosa differenzia la mindfulness dalla meditazione?

Pubblicato 3 anni fa

Prima di tutto, per aiutare la nostra mente a comprendere questo grande tema, io andrei ad ordinare cronologicamente i due termini ed a dare un senso temporale alle due parole; della serie: è nato prima l’uovo o la gallina?

In questo caso, non ci dobbiamo scervellare tanto, perché è chiaro che è nata prima la meditazione e poi la mindfulness.

Perché?

È come se la meditazione fosse un grande insieme, al cui interno troviamo il sottoinsieme della mindfulness. Come se la mindfulness fosse un “ramo” del grande albero della meditazione.

Ma cosa vuol dire il termine “meditazione”?

Qui, ci viene in aiuto il caro e vecchio Treccani: “L’azione e l’effetto del meditare; concentrazione della mente nella speculazione e contemplazione di verità religiose, o di problemi filosofici o morali; pratica ascetica per cui il credente si raccoglie in sé stesso e, riflettendo sulle verità di fede, rende più intensa la propria vita spirituale”.

Dalla sua definizione letterale e dalla radice latina di “meditatio”, “riflettere”, possiamo comprendere come la meditazione sia un concetto che si riferisce ad una capacità intrinseca della mente del praticante. Una capacità che si può coltivare con un intento prettamente diretto al mondo religioso, filosofico o morale.

In particolar modo, avendo ben presente la forma di un albero, possiamo associare alla meditazione la parte più forte e radicata delle radici e del tronco, dal quale partono differenti rami.


Meditazione intesa come possibilità di rendere più intensa la propria vita spirituale.


Nell’ideale comune, quando si pensa alla meditazione, viene immediatamente in mente l’immagine di un saggio in posizione del loto che, con le mani congiunte al cuore o poggiate in Jnana Mudra sulle ginocchia, respira consapevolmente e raggiunge l’illuminazione dalla sua grotta alle pendici dell’Himalaya.

Ecco, diciamo che la meditazione non è unico appannaggio dell’India, ma è nato con la nascita dell’uomo senziente alla ricerca di Sé e del suo Dio.

La meditazione non è prerogativa dell’Oriente, ma è prerogativa dell’uomo pensante.

Sicuramente l’Oriente ha dato maggior rilevanza alle pratiche meditative considerando l’uomo nella visione olistica corpo-mente, ma anche nelle pratiche religiose più “occidentali” come il Cristianesimo, si denota l’importanza della meditazione per arrivare ad una maggiore vicinanza con Dio.

Differenti tipi di meditazione

Se dovessimo, per comodità, comprendere quali siano le più grandi “famiglie” o “tipologie” di meditazione, possiamo considerare due grandi strade:

  • la meditazione concentrativa e
  • la meditazione di consapevolezza.

La meditazione concentrativa si focalizza su un qualcosa che è esterno alla nostra mente: un’immagine, un oggetto, il respiro o un canto, ad esempio.

È la meditazione che può richiamare alla mente immagini di canti gregoriani e monaci buddhisti intenti a condividere la voce ed a ripetere frasi di grande valore spirituale, che li aiutino ad entrare in uno stato di contemplazione meditativa estasiante.

La meditazione di consapevolezza, evoluzione della meditazione concentrativa, si basa sull’osservazione di sé e dello stato del proprio corpo-mente in un mutare continuo. Si può associare questa evoluzione agli insegnamenti di Siddharta Gautama, il Buddha storico, intorno al V secolo A.C.

Se, da questi due grandi rami, vogliamo localizzare la più recente Mindfulness, dobbiamo andare a seguire il filone della meditazione di consapevolezza, o Vipassana, e specializzarci nella meditazione laica della mindfulness.

La mindfulness, figlia della meditazione Vipassana e di nascita recentissima (anni ’80 per opera del Dott. Jon Kabat-Zinn), pone l’attenzione esclusivamente al momento attuale, senza guardare al passato o al futuro, e senza dare alcun giudizio su noi stessi o sugli altri.

È una possibilità di coltivazione della nostra mente nel qui ed ora con i mezzi attualmente a nostra disposizione. È, inoltre, priva di precetti religiosi o di qualsivoglia tipologia di dogma e, quindi, apprezzata anche da atei e laici ed utilizzata in ambito sanitario come supporto al malato.

Nel mio cuore, vi auguro di sperimentare le stanze della vostra mente e di entrare in connessione con voi stessi con amore e gioia.

Che sia la meditazione concentrativa, Vipassana, mindfulness, laica o sacra, l’importante è la connessione fra voi e l’Uno.

Buon viaggio!

Per approfondire puoi leggere:


Ultimi commenti su Cosa differenzia la mindfulness dalla meditazione?

Recensioni dei clienti

Baristo T.

Recensione del 09/06/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 09/06/2025

Non sapevo ci dovessero essere differenze tra la mindfulness e la meditazione, pensavo fossero due cose completamente diverse. Meditare svuotando del tutto la mente non è facile e ci va esercizio, mentre concentrarsi per contemplare qualcosa reale o astratta è già più naturale nella vita quotidiana. Concentrarsi sul qui e ora mi sembra anche abbastanza ovvio ma non è detto che sia facile da mettere in pratica. Per arrivarci c'è da documentarsi e da provare. Grazie per queste importanti differenze.

Gilia M.

Recensione del 16/05/2025

Valutazione: 5 / 5

Data di acquisto: 16/05/2025

In questo articolo si chiarifica meglio la differenza tra le due e trovo che sia una cosa da sapere quando le si applicano. Mi piace meditare ma non ho mai fatto mindfulness, o al meno non volontariamente.

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