Ci sono culture che festeggiano la morte: scopri quali sono e come lo fanno
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2 anni fa
Secondo le popolazioni messicane Nahual il tempo è circolare e la morte fa parte della vita: ecco perché ancora oggi la festeggiano in una festa molto sentita
Per il popolo Nahual, che ha vissuto nell’antico Messico prima dell’arrivo degli europei, morte significa rinascita ed è un termine che esprime il passaggio verso la vita. È la fase in cui tutto inizia a fermarsi per poi ripatire, un momento fertile, adatto per seminare. Quando vogliamo intraprendere un nuovo cammino nel nostro stare nel mondo, abbiamo bisogno di un momento di riposo e di rigenerazione, lo stesso che accade quando le piante germogliano in natura: questa è dunque una costante naturale e psicologica.
La concezione della morte come momento di passaggio rientra nella visione che i gli antichi popoli precolombiani avevano del tempo, per i quali non era lineare, bensì circolare.
Il tempo è ciclico
Il calendario rituale messicano, chiamato Chuenil Kin, è una sintesi del calendario rituale e civile ed è composto da 13 mesi di 20 giorni (quello civile da 18 mesi di 20 giorni). A sua volta tale calendario viene adattato a quello gregoriano, tanto che i mesi sono suddivisi e nominati come i nostri, ma in parallelo mantiene la suddivisione del tempo secondo tradizione Nahual.
Poiché il tempo naturale è ciclico, nella tradizione messicana viene considerato ad andamento circolare, costituito da tante spirali che si sviluppano e si espandono intersecandosi tra loro. Il calcolo del tempo è basato sull’osservazione dei movimenti del Sole, della Luna, della Via Lattea, di Venere, delle Pleiadi e di Orione (i pianeti e le galassie che si potevano vedere all’epoca) e si aggiusta precisamente ai cicli della natura e del cosmo.
Il calendario invece ha una impostazione fissa. Osservando i macro cicli e intersecandoli con quelli di dimensione umana, gli antichi svilupparono un modello matematico preciso affinché potesse essere inserito in un calendario lineare e potesse stabilire quali diverse energie possono influenzare l’andamento di ogni giornata.
La base numerale di partenza di questo modello è 20. Venti sono i giorni dei mesi nel calendario e i simboli del tempo, ad ogni giorno corrisponde dunque un simbolo vincolato ad un numero, un organo, una direzione ecc.
Da questa base moltiplicata esponenzialmente, i Maya erano arrivati a calcolare il movimento della nostra galassia al suo centro: credevano, infatti, che si sviluppasse intorno a un buco nero. Oggi la Nasa ha scoperto che è così. È interessante sapere che le tanto famose piramidi maya e azteche erano state costruite in punti specifici per osservare il tempo; e il modo in cui le eressero accende ancora le più fantasiose ipotesi.
Il tempo non è solo circolare è anche in costante movimento, per cui una giornata non finisce secca nelle ventiquattro ore, ma inizia a finire quando l’altra comincia, per questo anche nei simboli c’è uno slittamento e un giorno può avere due simboli in proporzione variabile.
Il movimento del tempo in avanti, nel nostro conteggio occidentale è assorbito aggiungendo un giorno ogni quattro anni, nel calcolo del tempo messicano questo disavanzo è assorbito facendo scivolare l’orario di entrata del nuovo anno di sei ore in sei ore, seguendo le rotture del tempo dell’alba, del mezzogiorno, del tramonto e della mezzanotte.
L’orario di entrata dell’anno in una delle quattro rotture del tempo definisce il simbolo dell’anno. La qualità del simbolo è poi determinata da una serie di congiunzioni astrali.
Festeggiare la morte: los dias de los murtos
In questa ottica di tempo circolare rientra anche la morte, evento che è necessario per la rinascita, per la vita: la morte fisica è la più grande trasformazione, il momento in cui ci si unisce di nuovo al tutto. Festeggiare la morte, danzare con lei, serve per farle perdere mistero, diventa intima, si esorcizza la paura e si riduce il potere psicologico.
Certamente l’umana tristezza per la perdita dei propri cari esiste, le emozioni sono accolte e onorate, ma non offuscano il significato più ampio del passaggio trasformativo. Si festeggia con gioia la grande trasformazione, il viaggio che i morti hanno intrapreso. È l’incognita del cammino della morte che genera l’impulso vitale per intraprendere il viaggio, l’abbandonarsi al flusso della vita/morte/vita.
Se ci soffermiamo un attimo a pensarci, non è così distante dalla nostra idea di resurrezione.
Secondo la tradizione Nahual nonostante il fatto che con la morte si torna ad essere integrati con il tutto, una parte di noi arriva nel Mictlan.
Durante i giorni dei morti che per tradizione si festeggiano dal 25 o 27 ottobre, secondo l’area geografica, al 3 novembre, il portale di questo regno si apre e i defunti hanno la possibilità di tornare a festeggiare e danzare per alcuni giorni con i propri parenti e amici. Festeggiare questo ricongiungimento è importante per onorare il proprio lignaggio e per dare continuità alla loro esistenza.
Affinché i defunti possano attraversare il portale, è necessario creare l’ofrenda e invitarli. L’ofrenda è una sorta di altare commemorativo in onore alle anime dei propri antenati nel quale si dispongono:
- foto degli antenati, parenti e amici che si vuole ricordare,
- fiori,
- candele,
- acqua, fonte di vita,
- incenso,
- sale, che protegge lo spazio sacro da energie negative,
- cibo e bevande,
- teschi, di zucchero o cioccolato o anche ceramica, che ricordano la morte.
Nei giorni che in Messico sono noti come los dias de los muertos, secondo tradizione Nahual, si fanno celebrazioni e festeggiamenti in ricordo dei cari che non sono più su questa terra. Si tratta di un bellissimo modo di creare un ponte tra le tradizioni e le culture pur mantenendone l’autenticità. Genera rispetto, memoria, apertura di cuore, allarga e supera i confini. È amore.