Data di acquisto: 26/04/2016
per genitori interessati a crescere "veramente" i propri figli
Data di acquisto: 26/04/2016
per genitori interessati a crescere "veramente" i propri figli
Data di acquisto: 29/11/2015
non vedevo l'ora di ricevere questo libro..ora che sono a meta' lettura capisco anche il perche'..ha cambiato il mio modo di valutare il gioco con mia figlia di tre anni...adesso quando mi chiede "giochi con me?" capisco che non è solo questo ciò che vuole esprimermi...cambiata la vita..ricordati di ricordare...quando eri piccolo...
Data di acquisto: 18/09/2014
Magari si riuscisse sempre a mettere in pratica i saggi suggerimenti di questo libro! Sicuramente si riuscirebbe a accorciare la distanza con i nostri figli, che si crea quando non si sentono capiti... perchè davvero non li capiamo. Per esempio se dopo aver giocato con lui, saluti tuo figlio prima di andare via, e lui urlasse "sei un puzzone!!!", difficilmente interpreti l'insulto come una richiesta di stare anche con lui a giocare. Possiamo scegliere se arrabbiarci e alimentare così il suo risentimento o invece trasformare in gioco questa situazione, per esempio dicendo: "Sssst, non dire a nessuno il mio nome segreto - solo i miei migliori amici mi chiamano Puzzone". ... Lui scoppierebbe a ridere, e la situazione non degenerebbe. L'autore, padre e psicoterapeuta, illustra come evitare conflitti e discussioni mentre educhiamo i nostri figli, come entrare in sintonia con loro, come trovare un approccio giocoso alla disciplina. Da leggere e rileggere per tenere a mente i preziosi esempi.
Data di acquisto: 26/02/2013
Scritto in modo chiaro e divertente, da uno psicologo che è anche padre, scrive con il cuore... e raggiunge il cuore (preparate fazzolettini!) con innumerevoli aneddoti. Egli basa le sue idee sulla Teoria dell’Attaccamento (di Bowlby), che spiega con la metafora del bicchiere pieno (il bambino connesso alla figura genitoriale ha un senso di fiducia e sicurezza per esplorare il mondo) o vuoto (disconnesso, il bimbo ha sensaz. d’instabilità e isolamento). Cohen considera il comportamento “riprovevole” (scenate,parolacce...) una mancanza di connessione, e invita a non fermarsi alle apparenze, (con punizioni/time out che non fanno altro che peggiorare la disconnessione e ledere l'autostima), ma a risolvere il problema alla radice, ristabilendo la conness. (preservando, così, l'integrità del bambino) mediante un'ed.giocosa. Sotto le affermaz di sfida ("Sei cattivo" "Ti odio"..)si celano paura, rabbia. Se usiamo un “traduttore mentale" rispettiamo l'integrità del bambino e promuoviamo la sua cooperazione.Stupendo!