Data di acquisto: 26/04/2016
per genitori interessati a crescere "veramente" i propri figli
Prezzo di listino: | € 12,00 |
Prezzo: | € 10,20 |
Risparmi: | € 1,80 (15%) |
Quando giocano, i bambini sono concentrati, cooperativi e creativi. Il gioco è il modo in cui essi s'impadroniscono del mondo, lo esplorano, apprendono dalle nuove esperienze e si riprendono dalle loro piccole o grandi sofferenze.
Tuttavia, giocare non sempre è facile per noi adulti, poiché abbiamo dimenticato tanto.
E a volte ci sentiamo incapaci di entrare in contatto con i nostri figli, perché da troppo tempo non siamo più bambini. Eppure, sostiene Lawrence Cohen, se noi adulti adottassimo un approccio giocoso all'educazione, se reimparassimo le "regole del gioco", alle quali i bambini fanno ricorso costantemente per esprimersi, comunicare, creare e imparare a diventare grandi, potremmo più facilmente entrare in sintonia con loro, evitare rimproveri e sgridate, non degenerare in conflitti e discussioni e raggiungeremmo molto prima e senza tensioni gli obiettivi educativi che ci prefiggiamo.
Non si tratta semplicemente di spegnere la tv e dedicare un po' di tempo a giocare con i bambini, si tratta piuttosto di adottare il gioco come modalità con cui ci si relaziona con loro.
Cohen declina le varie modalità di partecipazione e di intervento sul gioco, considerando i modi attraverso i quali favorire l'autostima, disinnescare le "prese in giro" dei compagni, considerare le differenze e i punti di contatto fra maschi e femmine mentre giocano, fino a valorizzare anche il gioco "duro".
Aiuta a gestire l'inversione dei ruoli nel gioco e a veicolare in tal modo contenuti profondi.
Marca | Feltrinelli |
Data pubblicazione | Febbraio 2013 |
Formato | Libro - Pag 322 - 13x20 |
ISBN | 8807887460 |
EAN | 9788807887468 |
Lo trovi in | Libreria:
#Questioni di famiglia
Mamma e Bimbo: #Questioni di famiglia |
MCR-NR | 61604 |
Lawrence J. Cohen è psicologo e psicoterapeuta, specializzato in terapia del gioco, nel gioco infantile e nella genitorialità. Ha lavorato per il Boston Globe come editorialista, è coautore di vari libri di psicologia e tiene conferenze e seminari per genitori e professionisti nel campo... Leggi di più...
Data di acquisto: 26/04/2016
per genitori interessati a crescere "veramente" i propri figli
Data di acquisto: 29/11/2015
non vedevo l'ora di ricevere questo libro..ora che sono a meta' lettura capisco anche il perche'..ha cambiato il mio modo di valutare il gioco con mia figlia di tre anni...adesso quando mi chiede "giochi con me?" capisco che non è solo questo ciò che vuole esprimermi...cambiata la vita..ricordati di ricordare...quando eri piccolo...
Data di acquisto: 18/09/2014
Magari si riuscisse sempre a mettere in pratica i saggi suggerimenti di questo libro! Sicuramente si riuscirebbe a accorciare la distanza con i nostri figli, che si crea quando non si sentono capiti... perchè davvero non li capiamo. Per esempio se dopo aver giocato con lui, saluti tuo figlio prima di andare via, e lui urlasse "sei un puzzone!!!", difficilmente interpreti l'insulto come una richiesta di stare anche con lui a giocare. Possiamo scegliere se arrabbiarci e alimentare così il suo risentimento o invece trasformare in gioco questa situazione, per esempio dicendo: "Sssst, non dire a nessuno il mio nome segreto - solo i miei migliori amici mi chiamano Puzzone". ... Lui scoppierebbe a ridere, e la situazione non degenerebbe. L'autore, padre e psicoterapeuta, illustra come evitare conflitti e discussioni mentre educhiamo i nostri figli, come entrare in sintonia con loro, come trovare un approccio giocoso alla disciplina. Da leggere e rileggere per tenere a mente i preziosi esempi.
Data di acquisto: 26/02/2013
Scritto in modo chiaro e divertente, da uno psicologo che è anche padre, scrive con il cuore... e raggiunge il cuore (preparate fazzolettini!) con innumerevoli aneddoti. Egli basa le sue idee sulla Teoria dell’Attaccamento (di Bowlby), che spiega con la metafora del bicchiere pieno (il bambino connesso alla figura genitoriale ha un senso di fiducia e sicurezza per esplorare il mondo) o vuoto (disconnesso, il bimbo ha sensaz. d’instabilità e isolamento). Cohen considera il comportamento “riprovevole” (scenate,parolacce...) una mancanza di connessione, e invita a non fermarsi alle apparenze, (con punizioni/time out che non fanno altro che peggiorare la disconnessione e ledere l'autostima), ma a risolvere il problema alla radice, ristabilendo la conness. (preservando, così, l'integrità del bambino) mediante un'ed.giocosa. Sotto le affermaz di sfida ("Sei cattivo" "Ti odio"..)si celano paura, rabbia. Se usiamo un “traduttore mentale" rispettiamo l'integrità del bambino e promuoviamo la sua cooperazione.Stupendo!