Questa è la storia di Simona Camporesi, della sua ricerca di vita e di libertà raccontate in queste pillole di scrittura.
Lasciare uno straccio di posto fisso per reinventarsi un quotidiano come “nomade digitale”, con tutta l’eco di post-moderno che quest’espressione non può non evocare.
Essere free lance nella polifonica epoca del web, dei social network, di skype, skyscanner, agoda e della liquidificazione di tutto il liquidificabile.
Essere free lance senza trascurare nulla di quanto offre il contemporaneo, dunque la possibilità di lavorare dall’altra parte del mondo, sulle spiagge o sulle montagne della Thailandia, in una guesthouse economica in Vietnam e, perché no, quando si vuole anche a casa propria, ovunque sia, ovunque ci si senta, pur temporaneamente, a casa.
Un “ricomincio” che, intitolando questa raccolta di brevi racconti, esprime un momento in cui la scrittura emerge come distillato non dell’immaginazione ma della vita.
«Volevo maggiore libertà: di azione, tempo, spazio. E un luogo che mi consentisse di lavorare quel tanto necessario a mantenermi ma non a trasformare una passione in una routine che presto o tardi mi avrebbe tolto energia vitale. Volevo rimettermi uno zaino sulle spalle e vedere il mondo. Soprattutto, volevo tornare a scrivere».