Le Upanisad sono parte integrante dei Veda, rappresentano la Tradizione primordiale non umana (apuruseya) e costituiscono il Vedànta stesso nella sua essenza.
I Rsi hanno "udito", "visto" e vissuto la Realtà suprema e l'hanno esposta, con il linguaggio umano, nelle Upanisad non per le menti analitiche e saggistiche, ma per stimolare la coscienza dell'individuo a piegarsi su se stessa onde poterla trovare; non sono, dunque, speculazioni teoretiche fine a se stesse, ma rappresentano modalità di "contatto" e strumenti di realizzazione. E se un'Upanisad, come viene affermato, rappresenta non solo ciò ch'è stato "visto", ma anche il culmine della realizzazione del compilatore, studiando la Màndukya, con le relative kàrikà, possiamo comprendere a quali altezze siano giunti sia il compilatore del-l'Upanisad, sia Gaudapàda, sia lo stesso Samkara, commentatore dell'Upanisad e delle karikà.
La Màndukya Upanisad costituisce l'opera più significativa e più profonda, in senso filosofico e dottrinario tradizionale, dell'Advaita Vedànta. Rappresenta, da sola, il fondamento della Realizzazione metafisica e, nella sua concisione, contiene la soluzione dell'Essere e del non-essere, dell'Uno e dei molti, della Realtà come tale e dell'apparenza fenomenica in quanto màyà. Essa prende in esame i tre stati di Viràt, Hiranyagarbha e ìsvara dimostrando come questi non siano altro che un semplice "movimento apparente", mentre la Realtà suprema è costituita dal Quarto stato o Turiya.
I testi del Vedànta, pubblicati dalle Edizioni Aéram Vidyà, sono tradotti ecommentati da Raphael il quale, essendo approdato alla realizzazione metafìsica, si è assunto il compito di presentare la dottrina dell'Advaita e quindi l'Asparsa vada di Gaudapàda perché, appunto, è essenzialmente di ordine metafisico (paravidyà).
Gaudapàda e Samkara sono naturalmente nel cuore di Raphael e la traduzione di questo testo fondamentale per l'Advaita-Asparsa non poteva non trovare la sua più profonda attenzione e considerazione.
Ciò che occorre tener presente è che questa Tradizione dell'Asparsa-Advaita è tutt'oggi operante e viene trasmessa da quei discepoli che con la coscienza, e non con affermazioni semplicemente verbali, sono uniti al sempre "vivente" àsram di Gaudapàda.
Raphael ha tradotto e commentato quest'opera rimanendo fedele allo spirito della Tradizione vedica ed ha, inoltre, steso delle note chiarificatrici con una metodologia concettuale aderente al tipo di mente occidentale e alla sua particolare ricezione filosofica senza menomare, volgarizzare o costringere in un "sistema" l'Advaita Vedànta.
E' da segnalare che Raphael ha curato un'altra edizione della Màndùkyakàrikà con annotazioni esemplificate per coloro che per la prima volta si accostano; al Vedànta Advaita e che non sono introdotti nella vasta tematica filosofica induista e buddhista.
Se consideriamo che il più alto contributo filosofico della spiritualità dell'India è dato dalle Upanisad, riconosciamo quale merito può avere la pubblicazione di questo fondamentale classico filosofico di cui si sentiva la mancanza nella nostra panoramica culturale-spirituale e quindi la necessità di una traduzione e presentazione in Italia dove esce, per la prima volta, in edizione integrale.