La Nostra Rivoluzione: Voci di Donne Arabe — Libro
Hamid Zanaz
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Donna musulmana non si nasce, lo si diventa. Il che porta a chiedersi da dove venga quel vero e proprio terrore di essere cornificati che rode la mente e il cuore della maggior parte degli uomini musulmani.
E chi oserebbe sostenere che questo atteggiamento non ha alcuna relazione con il dogma islamico? A tal proposito, sarebbe utile seguire l’intero percorso della misoginia dal mondo beduino al mondo arabo proprio a partire dall’influenza islamica.
In queste società chiuse, ripiegate sulle proprie tradizioni, il celibato è molto mal visto, non c’è posto per nubili e scapoli. Il celibe è un uomo a metà, dice il Talmud. È addirittura il fratello del demonio, rincara un hadith.
Questi gruppi circoscritti rendono il matrimonio quasi obbligatorio per una persona in età fertile, altrimenti anche le persone più vicine diffiderebbero di lui e soprattutto di lei. Una tale glaciazione non è un fenomeno di oggi: già nel dodicesimo secolo Ibn Rochd (Averroè) attribuiva la stagnazione dei paesi musulmani alla subordinazione delle donne: «Non si riconoscono le capacità delle donne perché le si prendono in considerazione solo per la procreazione. Esse sono così poste al servizio dei loro mariti, relegate ai compiti dell’allattamento e dell’allevamento dei bambini. Il fatto che la donna diventi così un fardello per l’uomo è una delle cause della povertà nei paesi musulmani».
Sembra quasi che il tempo si sia congelato. Oggi milioni di donne sono ancora costrette nella medesima situazione. Nove secoli dopo, un buon sociologo non potrebbe esprimersi meglio: la situazione delle donne è quasi identica a quella dei tempi di Averroè.
Anzi, in certe regioni sono tenute sotto sequestro in condizioni che richiederebbero l’intervento di Amnesty International! I mariti e i fratelli le chiudono a chiave in casa e se ne vanno a lavorare, o a passeggiare, lasciandole imprigionate. Tutto il giorno, e certe volte un’intera settimana.
La vita adulta della donna musulmana comincia con la nascita del primo figlio. Preferibilmente un maschio, altrimenti può rischiare la risoluzione del suo contratto di lavoro. Se infatti nasce una bambina, deve correggere in fretta il tiro e mettere al mondo un maschio; in caso contrario potrebbe essere ripudiata per incapacità professionale. E un buon musulmano continuerà a ingravidare la moglie finché questa non gli darà un figlio maschio. Peraltro, con il matrimonio il musulmano mette in pratica solo metà della sua religione.
In terra d’Allah la coppia non esiste.
C’è l’elemento principale (l’uomo) e quello accessorio (la donna), e il secondo viene sempre dopo il primo. A lui tocca la penna, a lei l’ago: è questa la filosofia non dichiarata dell’educazione islamica, e la donna appare una tappabuchi in senso proprio e figurato. Eva la peccatrice è ancora sotto tutela. Capita persino che bambini di prima elementare, in realtà poco più che lattanti, diventino in certe situazioni i tutori delle proprie madri, delle sorelle maggiori e perfino delle zie divorziate!
La maturità di una donna, i suoi diplomi, la sua integrità, le sue qualità morali e intellettuali… tutto questo può essere spazzato via da un «come dice il profeta» o da un versetto coranico che attesta come vada riconosciuto «al maschio una parte uguale a quella di due donne». E ancora: «Se mi toccasse di ordinare a qualcuno di prosternarsi davanti a un altro che non sia Allah», recita un hadith attribuito al profeta e insegnato in tutte le scuole dei paesi islamici, «ordinerei alla donna di prosternarsi davanti al suo sposo». Nel Corano, invece, si leggono queste parole di Allah: «[Le donne] hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono superiori alle donne» (AlBaqara, La Giovenca, sura 2, versetto 228).
La stessa relazione sessuale genera inevitabilmente un grave stato di impurità. Infatti, come dice il Corano, non si deve forse, dopo aver inseminato le nostre donne, praticare la grande abluzione (Ghusl) per purificarsi? E il sangue mestruale, non viene definito dal Corano un male dal quale è necessario purificarsi? «Essi t’interrogano sulle mestruazioni. Tu di’: ‘È una sozzura’. […] Ti chiederanno dei mestrui. Di’: ‘Sono un’impurità. Non accostatevi alle vostre spose durante i mestrui e non avvicinatele prima che si siano purificate.
Quando poi si saranno purificate, avvicinatele nel modo che Allah vi ha comandato’. In verità Allah ama coloro che si pentono e coloro che si purificano» (sura 2, versetto 222).
Tuttavia, nonostante questi ostacoli culturali e religiosi, alcune donne sono riuscite a far sentire la loro voce nel mondo arabo-musulmano, anche se la strada da percorrere è ancora molto lunga. Infatti gli islamisti e chi li supporta tentano di ostacolare in tutti i modi il loro cammino verso la libertà.
E tuttavia la voce delle donne non è più un’awra, una vergogna da tenere nascosta. In queste interviste ascoltiamo voci pacate, riflessive, ribelli, colte. Alcune anche esperte di teologia islamica, una materia che per secoli è stata riserva di caccia dei maschi. E ogni voce femminile che si leva alta e forte è una sconfitta per questo oscurantismo invadente.
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Marca | Eleuthera Editrice |
Data pubblicazione | Giugno 2017 |
Formato | Libro - Pag 129 - 13x19 |
ISBN | 8898860544 |
EAN | 9788898860548 |
Lo trovi in | Libreria: #Saggistica sulle donne #Saggistica sulle donne #Rivoluzione femminile |
MCR-NR | 141363 |
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