Cattura come una fiaba, la lettura di questo libro, che ho colto nel periodo, appena trascorso, del capodanno celtico; ha il pregio di far risaltare l'importante analogia tra la religione Celtica ed Essena e la dottrina Pitagorica. Ricchissimo il capitolo dedicato alle sacerdotesse Druide e al culto della dea Madre; e, a questo punto, sembra di esser trasportate nel bosco ad osservare le sacerdotesse che raccolgono il vischio e di udire l'opera lirica:"Norma"di Vincenzo Bellini, in cui il soprano,stendendo le braccia verso il cielo, inneggia alla luna splendente, intonando la celeberrima:"Casta Diva". Poi si giunge al mito del Santo Graal, simbolo sostanziale dei celti; accompagnati da mago Merlino e re Artu'. Si prosegue con i segreti della divinazione druidica, le feste magiche e molto altro,e,come dispiace concludere questo testo che descrive la realta' di un passato sempre vitale e luminoso legato a noi da un filo superiore, intessuto di legge divina.