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L'Inferno, il Purgatorio e il Paradiso dell'Islam nella Divina Commedia!
Dante e l’Islam (il cui titolo originale è L’escatologia islamica nella Divina Commedia) è l’opera maggiore, e la più universalmente nota, dell’arabista spagnolo Miguel Asín Palacios.
Pubblicata originariamente nel 1919, è una delle poche opere-guida nella produzione erudita europea del ventesimo secolo. Nelle sue pagine, ricche – come scrive Carlo Ossola nell’Introduzione - di un «mirabile, e inesausto, repertorio di fonti, paralleli, analogie, somiglianze», viene sistematicamente comparata la visione escatologica della Divina Commedia di Dante Alighieri con altri regni ultraterreni descritti in opere letterarie e religiose arabe.
L’escatologia accese, fin dal suo apparire, grandi polemiche, soprattutto fra i dantisti italiani, impreparati ad accogliere l’ipotesi di un’influenza dell’arte e del pensiero arabo-islamici sulla Divina Commedia (anche per il momento per essi delicato dell’uscita del libro, alla vigilia di quelle celebrazioni del sesto centenario della morte di Dante che dovevano suggellarne l’immagine di massimo garante del valore dell’italianità nel mondo).
Il coro delle reazioni che essa suscitò è stato registrato da Asín Palacios stesso nella Storia e critica di una polemica, rassegna delle critiche negative e positive degli studiosi (dantisti, ma anche arabisti e romanisti, storici e filologi), pubblicata nel 1924 e poi aggiornata dall’Autore fino agli inizi degli anni Quaranta. Questo lavoro oltrepassa di gran lunga il suo intento informativo, sia perché fornisce un esempio di misurata e serena controversia scientifica, sia, e soprattutto, perché aggiunge preziosi tasselli al grandioso lavoro a mosaico di letteratura comparata impostato da Asín Palacios.
L’escatologia islamica nella Divina Commedia e Storia e critica di una polemica vengono oggi riproposte, in un unico volume, nella prima traduzione italiana pubblicata diversi anni fa, in una nuova edizione integrale ma più compatta, e arricchita di una bibliografia ragionata, redatta da Carlo Ossola, delle opere pubblicate sull’argomento nell’ultimo ventennio.
Editore | Luni Editrice |
Data pubblicazione | Gennaio 2015 |
Formato | Libro - Pag 685 - 15 x 23 cm |
ISBN | 887984427X |
EAN | 9788879844277 |
Lo trovi in | Libri: #Saggistica e storia |
MCR-NR | 90856 |
Asín Palacios, Miguel. - Arabista (Saragozza 1871 - San Sebastiano 1944), prof. all'univ. di Madrid. Pubblicò importanti opere sulla filosofia, teologia e mistica musulmana specie d'occidente (Abenmasarra y su escuela, 1914; Aben Házam de Córdoba y su historia crítica de las ideas... Leggi di più...
Alessandro
Un libro sorprendente per come spiega e corrobora la tesi principale, ossia che Dante, comunque fiero difensore di un Cristianesimo depurato dalla corrotta temporalità papale, abbia codificato con arguzia un'escatologia di tipo islamico all'interno della Divina Commedia. E' una tesi rivoluzionaria, la quale potrebbe aprire nuove strade per una comprensione globale del pensiero dantesco. Non immaginatevi, però, un Alighieri fattosi segretamente musulmano, che semina misteri in stile "Codice da Vinci" nella sua principale opera. L'influenza islamica che può essere giunta alle orecchie e nell'animo del poeta toscano, è molto raffinata, altamente esoterica e incline al misticismo più profondo. Più un sufismo etereo che uno jihadismo radicale, dunque. Un testo tutto sommato godibile e per nulla pomposo, pur affrontando un argomento piuttosto spinoso.
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Alessandro
Un libro sorprendente per come spiega e corrobora la tesi principale, ossia che Dante, comunque fiero difensore di un Cristianesimo depurato dalla corrotta temporalità papale, abbia codificato con arguzia un'escatologia di tipo islamico all'interno della Divina Commedia. E' una tesi rivoluzionaria, la quale potrebbe aprire nuove strade per una comprensione globale del pensiero dantesco. Non immaginatevi, però, un Alighieri fattosi segretamente musulmano, che semina misteri in stile "Codice da Vinci" nella sua principale opera. L'influenza islamica che può essere giunta alle orecchie e nell'animo del poeta toscano, è molto raffinata, altamente esoterica e incline al misticismo più profondo. Più un sufismo etereo che uno jihadismo radicale, dunque. Un testo tutto sommato godibile e per nulla pomposo, pur affrontando un argomento piuttosto spinoso.
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