Può la guerra insegnare una lezione? L'unica certezza è che non si può migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. È questa l'unica lezione che si può trarre da una guerra: dobbiamo cercare in noi, prima che da tutte le altre parti.
E la pace? Quali sono invece le sue lezioni? Siamo davvero capaci di pensare la pace? Siamo in grado di concepirla come una condizione diversa dal semplice intervallo tra due guerre?
Questo libro, nato dalle sollecitazioni sopraggiunte in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, sceglie di partire dalla testimonianza di quanti, in tempi e in situazioni di guerra, hanno dedicato la loro vita alla pace svelando una forza e una concretezza dirompenti, iscritte in un fecondo e complesso orizzonte di senso.
I brani antologici, i contributi critici e le poesie attorno ai quali il testo si sviluppa, articolano infatti un'idea di pace che, contro i pregiudizi e gli stereotipi di cui è spesso vittima, si fa pensiero incarnato in grado di confrontarsi seriamente con il male del mondo e dell'essere umano al quale, però non lascia l'ultima parola.
Così concepita la pace:
- Si rivela in una "profonda" presa in carico della conflittualità, interiore ed esteriore, alla ricerca di una nuova etica che elabori il conflitto che domina la psiche anziché proiettarlo fuori di sé (Erich Neumann)
- Si dimostra "nell'intelligenza della tragedia" condizione esistenziale che non si vuole misconoscere ma comprendere e affrontare, valorizzandone le capacità generative (Alfred North Whitehead)
- Si fa impegno umanitario indiscriminato che non cede alla logica contrappositiva dell'amico o nemico (Thích Nhất Hạnh )
- Diviene lo sforzo costante di "essere il cambiamento che vorremmo vedere nel mondo" restando fedeli alla forza amorevole della verità (Mahatma Gandhi)
- Si trasforma in instancabile impegno etico per avverare una giustizia sociale davvero degna di questo nome (Martin Luther King)
- Ispira la scelta di partire da sé, piantando e coltivando nell'abisso, semi di un'umanità che non si lasciano annichilire dall'odio, affinché chi verrà dopo di noi possa raccoglierne i frutti (Etty Hillesum)
- Denuncia lucidamente la mostruosità di quel "suicidio per delega" che chiamiamo guerra (J.-P. Racamier, Lao-Tzu, K. Jaspers)
- Ricerca un dialogo finalizzato alla comprensione e non alla contrapposizione (Francesco d'Assisi, Raimond Pannikar)
- È capace di ideare e promuovere una pedagogia della pace (Aldo Capitini, Maria Montessori, María Zambrano, Daisaku Ikeda, Johan Galtung)
- Sogna e prova a realizzare una società migliore (Socrate, Nelson Mandela) nella quale ciascuno, prima di agire, sappia pensare all'altro (Maḥmūd Darwīsh) e salvaguardarne la dignità (Primo Levi), non solo umana (Luce Irigaray).
Così vissuta la pace si rivela il punto più alto e concreto di ogni spiritualità (Thomas Merton, Papa Francesco) e al tempo stesso "la più grande rivoluzione di specie" (Mariangela Gualtieri), capace di perdono e di nuovo cominciamento (Hannah Arendt).
Gli insegnamenti degli autori permettono di orientarci in un mondo che sembra aver perso la bussola della pace e smarrito la propria umanità: tracciano la mappa di un mondo possibile, cartografata da strade realmente battute, sebbene poco frequentate, e chiedono a noi di raccoglierne l'eredità aprendone di nuove, se necessario, capaci di attraversare i territori irti dell'esistenza di ciascuno e della comunità vivente.