Un genio italiano, l'ideatore del primo microprocessore al mondo, poco conosciuto in Italia, ma molto noto all'estero, nel 2010 riceve dal presidente Obama la Medaglia Nazionale per la Tecnologia e l'Innovazione.
Federico Faggin è un idolo, un eroe per tutti gli scienziati e gli appassionati di tecnologia.
Con le sue invenzioni, dal microprocessore al touchscreen, ha contribuito a plasmare il presente che tutti conosciamo.
In questa autobiografia racconta le sue quattro vite, dall’infanzia ai primi lavori, dalla controversia con Intel per l’attribuzione della paternità del microprocessore, fino al suo appassionato impegno nello studio scientifico della consapevolezza.
Intervista all'autore
Oggi lei è diventato uno dei critici dell’impatto che la tecnologia può avere sulle nostre vite. Crede al bisogno di una regolamentazione?
“Serve uno statuto etico anche se non dobbiamo dimenticare che la domanda è forse più pressante ancora per le biotecnologie che per i robot.
Perché la vita è autonoma per definizione e dunque, se scappa di mano, è difficile fermarne l’impatto. Per un robot basta staccare la spina. Non lo dico spesso perché normalmente il discorso ricade facilmente sull’intelligenza artificiale e sulla robotica in relazione all’intelligenza umana ma il problema etico è ancora più rilevante nelle biotecnologie, in parte anche perché non credo che il robot autonomo e autosufficiente sia una realtà: è un’esagerazione di ciò che sarà possibile fare nei prossimi anni. Il tentativo di creare un robot empatico per l’essere umano secondo me finirà nel nulla perché è più facile dare un orsacchiotto di peluche a una persona con l’Alzheimer che fornirgli un robot. Sono proiezioni di proprietà umane che l’oggetto robotico di fatto non ha.”
(Federico Faggin intervistato da Massimo Sideri sul Corriere della Sera)
Nel suo libro affronta spesso il tema della consapevolezza?
“Certamente. La consapevolezza è qualcosa che va al di là della materia. Nel mio modello è la materia che nasce dalla consapevolezza, e non viceversa: tutto l’opposto di quello che vogliono farci credere.”
(Federico Faggin intervistato da Antonio Vecchio su il Resto del Carlino)