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Sai Baba di Shirdi — Libro

Il santo dei mille miracoli

Elena Borghi



Valutazione: 4 / 5 (1 recensioni 1 recensioni)

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Descrizione

Sai Baba di Shirdi è oggi una delle figure più venerate in India, sia dalla componente Mussulmana che da quella Indù ed è considerato come un'incarnazione dell'Amore. Difficile non trovare un suo santino in una qualsiasi delle infinite bottegucce sparse nei villaggi dell'intero Paese, sia essa appartenente ad un indiano di religione mussulmana o induista.

Secondo una leggenda, peraltro non confermata, sarebbe nato nello stato di Nazim da una famiglia di Bramini. Si suppone che essendo stato abbandonato dalla sua famiglia, sia stato poi allevato da un fachiro e, in seguito alla morte del fachiro sia stato preso dallo Zamindar (raccoglitore di tasse) di Selu che lo allevò insegnandogli i principi della sua religione. Come già detto però non vi è alcuna conferma storica di tale origine e lo stesso Sai Baba non ne fece mai cenno.

L'unico dato certo è che, all'apparente età di 16 anni, fece la sua prima comparsa a Shirdi (piccolo villaggio nello stato del Maharastra, India) al seguito di un corteo matrimoniale. Il proprietario del campo, tale Baghat Mhalsapati, dove si fermò il carro che trasportava Sai Baba, quando lo vide scendere lo salutò dicendo: 'Benvenuto Sai'. Da quel giorno il suo nome fu quindi Sai Baba di Shirdi. Era l'anno 1859.

Rimase a Shirdi per quattro anni, poi sparì per altri quattro anni e quindi ritornò a Shirdi dove rimase ininterrottamente per sessanta anni sino alla sua morte avvenuta nel 1918. Di carattere gioviale, amava parlare e scherzare con i suoi numerosi fedeli. Nessuno seppe mai se era indu o mussulmano. Ottimo conoscitore di entrambe le religioni partecipava senza preferenze alle feste dell'una o dell'altra. Anche se il suo vestito ricordava l'usanza mussulmana, lui si diceva contemporaneamente fachiro e bramino e aveva una notevole conoscenza delle pratiche yoga. Per lui, e non si stancava di ripeterlo, Rama (il Dio degli induisti) e Rahim (il Dio dei Mussulmani) erano la stessa ed unica Divinità.

Il suo insegnameno orale avveniva generalmente tramite parabole, ma l'insegnamento più profondo, quello che attirò su di lui la profonda devozione dell'intero Paese, avvenne tramite l'esempio della sua vita.

Sebbene nel corso degli anni somme sempre più ingenti di denaro e offerte arrivassero alla sua residenza, egli visse sempre nella più assoluta povertà, andando ogni mattina personalmente a mendicare il cibo per la giornata. Non ebbe mai un guardaroba, ma usava sempre lo stesso straccio di cui egli stesso rammendava e rattoppava i buchi sin tanto che qualche discepolo lo obbligava a sostituirlo con uno nuovo. Tutto quello che arrivava, veniva immediatamente regalato a chi ne aveva bisogno. Non predicò mai la povertà ai sui discepoli e non chiese a nessuno di seguire il suo stile di vita. Non pose nemmeno divieti sul cibo che ciascuno poteva mangiare, anzi, a volte sforzò qualche bigotto a mangiare ciò che la sua religione gli vietava.

Era sempre raggiungibile da chiunque, 24 ore al giorno sempre pronto a rispondere a qualsiasi domanda. Era solito chiedere ogni giorno ai discepoli più ricchi dalle 4 alle 100 rupie. Denaro che immediatamente ridistribuiva tra i discepoli più poveri. Richiesto sul perché lo facesse, rispose che chiedeva solo a coloro che gli venivano indicati dal Fakir (Dio), ma che in cambio del denaro ricevuto lui era obbligato a tornare qualcosa di valore dieci volte superiore.

Il suo insegnamento fu essenzialmente l'Amore. Diceva che il giorno che il discepolo avesse realizzato cos'era veramente, avrebbe automaticamente ottenuto la Rivelazione. E insisteva sempre sul fatto che se si riusciva a vedere Dio in tutto il creato, sarebbe risultato assurdo il litigio e l'odio, divenendo di fatto impossibile provare risentimento verso qualcuno. La strada per raggiungere tutto ciò veniva da lui indicata come l'assoluto arrendersi a Dio. Con lui quindi ebbe grande impulso la via tradizionale indiana della Bhakti (la via della devozione e dell'amore).

Morì improvvisamente il 15 ottobre del 1918 mentre era seduto assieme ai suoi devoti. Semplicemente reclinò la testa sulla spalla del devoto che gli sedeva vicino e spirò.

Di lui Shri Aurobindo disse una volta: 'Basta un'occhiata ai suoi occhi per riconoscere l'intensa compassione e l'infinito amore di Cristo'.

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Scheda Tecnica
Marca Red Edizioni
Data pubblicazione Maggio 2010
Formato Libro - Pag 93 - 12,5X19
ISBN 8857301958
EAN 9788857301952
Lo trovi in Libreria: #Maestri dal mondo #Sai Baba
MCR-NR 33299

Elena Borghi, laureata in Studi linguistici e antropologici sul Subcontinente indiano presso l'Università Ca' Foscari di Venezia, scrive per periodici di settore. Leggi di più...

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Recensioni

Valutazione media: 4,0 stelle su 5

Voto medio su 1 recensioni dei clienti

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Recensioni dei clienti

Marco G.

Recensione del 20/11/2010

Valutazione: 4 / 5

Data di acquisto: 27/09/2010

Un bel libro su di una figura meravigliosa, riporta significativi momenti della storia di Shirdi Sai Baba. Particolarmente interessanti anche i capitoli inseriti che descrivono il contesto storico indiano del periodo in cui Shirdi è stata benedetta dalla presenza fisica di Sai Baba.

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