Romagna Arcana — Libro
I folletti, le fate, la Vecchia, la Borda, i draghi e altri esseri fantastici ed entità misteriose
Eraldo Baldini
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Rappresentazioni del nostro mondo meraviglioso che parlano alla nostra anima attraverso il racconto folkloristico.
La modernità ha spesso reso lontane e diafane, "buffe" o semplicemente "folkloriche" e favolistiche molti di questi racconti (magari per sostituirli con altre ritenute più consone ai tempi).
Non sì è mai riusciti però, perlomeno fino a tempi recenti (e fortunatamente) a cancellarne la memoria, che resiste e anzi non manca di colorarsi di nuove fascinazioni, di essere ripresentata e reinterpretata in nuove forme (si pensi solo alla letteratura e al cinema fantasy).
Stupore, reverenza, meraviglia, timore: questi sentimenti hanno fortemente caratterizzato il rapporto dell’uomo con la natura e con la sfera degli eventi che, trascendendo la natura stessa, si collocano nell’ambito del soprannaturale, del magico, del leggendario, dell’immaginario, relativo sia all’eccezionalità, sia ad aspetti e momenti della quotidianità.
Un universo che si popolava di numerosi esseri, spesso immaginati per dare un volto o perlomeno un nome a fenomeni naturali, a pericoli, a misteri, a eventi inspiegabili, a reminiscenze mitiche e alla sensazione, o per meglio dire alla consapevolezza, che non è possibile comprendere e spiegare tutto ciò che esiste o che accade “sotto il cielo”.
Ecco allora le storie di draghi, fate, folletti, orchi, lupi mannari, animali fantastici, entità sfuggenti che potevano popolare i giorni e le notti dei luoghi più remoti (boschi, paludi, dirupi) e persino di quelli più vicini e frequentati, come la casa stessa, non immune dall’insidia delle ombre più subdole e oscure.
Estratto da libro
La leggenda dell'Ebreo Errante in Italia e in Romagna
Quella dell'Ebreo Errante, dunque, è una figura leggendaria, protagonista di un racconto nato in epoca medievale.
Si tratterebbe di una persona che schernì Gesù durante la sua Passione, e per tale motivo Gesù lo avrebbe maledetto, costringendolo a vagabondare per sempre sulla terra, senza riposo e senza poter morire, fino alla fine dei tempi (per alcuni interpretata come la seconda venuta di Gesù, cioè la parusia, per altri lo stesso giudizio universale).
Le caratteristiche dell'Ebreo Errante variano a seconda delle epoche e delle differenti versioni del racconto leggendario: a volte si dice sia un antico ciabattino di nome Assuero o Isaac Laquedem, o un mercante di Gerusalemme, a volte una guardia dei sommi sacerdoti (di nome Malco), oppure un custode del palazzo di Ponzio Pilato (il portiere del Tribunale il cui nome era Cartaphilus, italianizzato in Cartafilo), o ancora un romano-giudaico.
Per molti, comunque, incarnerebbe colui che, non avendo commiserato o soccorso il Cristo sofferente, fu condannato a vagare per sempre.
Il mitologema poggerebbe su riflessioni di carattere escatologico cristiano, soprattutto su alcuni passi del Vangelo secondo Luca (23,27-31), del Vangelo secondo Matteo (16,28) o di Giovanni (21,23), dove si accenna a un discepolo che non morirà mai; nei secoli successivi, numerose furono le interpretazioni in merito. L'ipotesi di un «ebreo errante» fu dichiarata eretica da Tertulliano nel III secolo, ma l'argomento fu ripreso in considerazione dall'arcivescovo bulgaro Teofilatto nel XII secolo.
Il racconto eziologico è così riassunto da Riccardo Calimani: Un episodio della vita di Gesù dette origine al mito dell'ebreo errante. Nella salita verso il Calvario egli si fermò un momento per bere e, secondo la leggenda, un ebreo gli disse: «Vattene da qui!».
Gesù rispose: «Io me ne vado, ma tu dovrai aspettarmi finché non tornerò». Il racconto (di cui esistono varie versioni più o meno simili) fu conservato nella tradizione orale per centinaia di anni e solo intorno al VII secolo i monaci cistercensi lo fissarono sulla carta.
In questa prima stesura l'ebreo errante torna ogni cento anni nel luogo dell'incontro con Gesù, ma non lo trova e riprende a errare in attesa di un'occasione di riscatto.
Nel corso dei secoli la leggenda diventò patrimonio di decine di paesi europei che la tramandarono arricchendola e variandola. [...]
Eraldo Baldini, con l’ausilio di Andrea Casadio, mettendo a frutto una meticolosa e lunga ricerca fra le fonti storiche, documentarie e folkloriche, ricostruisce questo universo relativamente alla terra e alle gente di Romagna, in un viaggio suggestivo e sorprendente che non mancherà di affascinare i lettori.
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Marca | Il Ponte Vecchio |
Data pubblicazione | Settembre 2021 |
Formato | Libro - Pag 178 - 17x24 cm |
EAN | 9791259780522 |
Lo trovi in | Libreria: #Narrativa italiana #Storia contemporanea #Creature magiche |
MCR-NR | 392983 |
Eraldo Baldini è saggista e ricercatore nel campo dell’antropologia culturale e dell’etnografia, oltre che narratore affermato in Italia e all’estero. In campo letterario ha pubblicato diversi romanzi e racconti per i principali editori italiani (Einaudi, Mondadori,... Leggi di più...
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