Prefazione
Se all’alba del Novecento vi era ancora qualche dubbio, all’inizio di questo secolo era ormai scontato che per rivelare la vera natura della realtà l’esperienza comune è ingannevole.
A pensarci, non è particolarmente sorprendente.
Quando i nostri antenati vivevano nelle foreste e cacciavano nelle savane, la capacità di calcolare il comportamento quantistico degli elettroni o di determinare le implicazioni cosmologiche dei buchi neri avrebbe offerto uno scarso vantaggio in termini di sopravvivenza.
Il fatto di avere un cervello piú grande, invece, offrí certamente un vantaggio e l’aumento delle facoltà intellettuali si è accompagnato all’aumento della capacità di indagare in maniera piú approfondita l’ambiente circostante.
Alcuni membri della nostra specie hanno costruito apparecchi che ampliano la portata dei nostri sensi; altri hanno imparato a padroneggiare un metodo sistematico per scoprire ed esprimere forme e configurazioni la matematica.
Con questi strumenti, abbiamo iniziato a scrutare al di là delle apparenze quotidiane.
Ciò che abbiamo scoperto ha già richiesto cambiamenti radicali della nostra immagine del cosmo.
Grazie all’intuizione della fisica e al rigore della matematica, guidati e confermati dagli esperimenti e dalle osservazioni, abbiamo stabilito che lo spazio, il tempo, la materia e l’energia hanno un repertorio di comportamenti diverso da qualsiasi cosa chiunque di noi abbia mai osservato direttamente.
Oggi alcune analisi acute di queste e altre scoperte collegate ci stanno conducendo a quello che potrebbe essere il prossimo sconvolgimento della conoscenza: la possibilità che il nostro universo non sia l’unico.
La realtà nascosta esplora questa possibilità