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Liguri — Libro

Guida ai migliori difetti e alle peggiori virtù

Claudio Paglieri




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Descrizione

 

 

L’autoironia dei liguri

 

Il ligure-tipo è una persona che si alza dal letto e dice «che freidu», va in bagno e dice «vedrai che si ghiacciano i tubi», si fa il caffè e dice «certo che l’acqua del bronzino (il rubinetto) non è più quella di una volta», va alla fermata e l’autobus «non arriva mai», entra in ufficio e il riscaldamento «è troppo alto», va in mensa e «la pasta è scotta», e così via. Insomma, vede il bicchiere quasi sempre mezzo vuoto, e quando è mezzo pieno «il vino fa schifo».

Il turista che arriva in Liguria dopo essersi lasciato alle spalle la nebbia, il freddo, lo stress di città affollate si aspetta di incontrare un popolo solare, che sguazza felice nel mare. Niente di più sbagliato: i liguri sono un popolo di montagna, chiuso, assai poco ospitale, e conquistarsi la loro fiducia e la loro amicizia è difficile quanto aggiudicarsi un lettino in prima fila a Ferragosto.

I liguri amano le cose che costano poco e durano a lungo, come le bisnonne magre. Non sprecano nulla, meno che mai i sorrisi, e hanno molto a cuore il riciclo, specialmente dei regali ricevuti a Natale, che tengono stipati in soffitta insieme a quintali di inutili ravatti da cui non osano separarsi.

Orgogliosi e gelosi della bellezza delle loro spiagge, ma ancor più dei gioielli nascosti nell’entroterra, sono sempre un po’ irritati all’idea di doverli dividere con turisti milanesi e tedeschi. I soldi che incassano (spesso in nero) non bastano a ripagarli di inquinamento, code, confusione, soprattutto perché, come ripetono a ogni estate i negozianti delle riviere, «quest’anno c’è poco movimento», e se c’è, «i turisti non spendono più come una volta». Il carattere dei liguri si riflette nella loro cucina, povera e legata alla terra, nell’amore per i gatti, le bocce e i monumenti funebri.

I liguri sono molto permalosi e non sopportano che i foresti facciano battute sul loro conto.

Ma quando si trovano tra gente fidata sono i primi a scherzare sui propri difetti, tanto è vero che le migliori barzellette sulla tirchieria si raccontano proprio in Liguria.

Per esempio quella delle due tombe affiancate al cimitero di Staglieno: sulla prima lapide c'è scritto "Qui giace Giobatta Parodi, che perì in una mischia nel tentativo di raccogliere una moneta da 50 lire". E sulla seconda: "Qui riposa Pinin Pittaluga, stroncato dal dolore per non avere partecipato alla mischia".

La Liguria? Non esiste

La grande maggioranza dei turisti che arriva in Liguria lo fa scendendo da Nord, dopo avere affrontato chilometri di nebbia in inverno o di code in estate. Nonostante lo , il visitatore ha il cuore sereno, allegro, pronto a godersi mare, sole e uno splendido paesaggio. Poche emozioni valgono quella di lasciarsi alle spalle l'ultima galleria dell'autostrada e trovarsi davanti, improvvisamente, il mare di Liguria inondato di luce. Verrebbe quasi automatico pensare che in questa regione meravigliosa abiti un popolo vivace, solare, portato a godersi la vita giorno per giorno.

Niente di più sbagliato: al turista basteranno pochi giorni, anzi poche ore, per capire di non essere arrivato in un posto di spensierata vacanza, ma in un santuario che i suoi abitanti difendono con orgoglio e dove nessuno gli regalerà nulla, neppure un cenno di saluto.

In realtà bisogna stare attenti a parlare di Liguria e di liguri: come accade in altre regioni d'Italia, le rivalità municipali sono molto forti e ogni città, ogni paese, è un mondo a parte dove tutti si sentono speciali e odiano i "cugini": i savonesi non sopportano i genovesi, che a loro volta parlano male dei chiavaresi che non vedono di buon occhio gli spezzini e così via. Tanto per darvi un'idea, in nessun dialetto della regione esiste un termine per dire "Liguria".

Odio il mare

Questo non vuol dire che i liguri non esistano: a Ponente come a Levante, a Genova come alla Spezia il visitatore saprà riconoscere nella gente lo stesso tipo di accoglienza (fredda), la stessa socievolezza (nulla), la stessa tirchieria (forte); insomma una lunga serie di difetti, e qualche pregio, che dovrà imparare a sopportare, e se possibile a volgere in suo favore.

Dovunque vi troviate, evitate di cadere subito nell'errore tipico del principiante foresto: quello di esaltare il mare, la spiaggia, e dire al vostro interlocutore: “Beato lei che può andarsene in giro in barca...”. I veri liguri amano l'acqua più o meno come i gatti: hanno navigato sempre e solo per necessità, aspettando con ansia il momento di tornare alla loro casetta di campagna per coltivare l'orto. Sono legatissimi alla terra, hanno il carattere duro e chiuso tipico dei montanari, e non a caso la Liguria è territorio fertile per il reclutamento degli alpini. Il mare, motivo principale che vi ha spinto in Liguria, per gli indigeni resta un nemico o perlomeno un avversario da temere e rispettare, e da cui non ci si può aspettare niente di buono: “Miga pe ninte u ciaman mâ”, dice il proverbio. E in dialetto la parola "mâ" significa sia "mare" sia "male".

Il futuro

Il futuro è una delle cose che i liguri odiano di più. Lo odiano perché porterà, ne sono certi, solo lutti e disgrazie. Il ligure non ha fiducia nei progetti, nelle invenzioni, nelle scoperte scientifiche. Ogni volta che esce qualcosa di n

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Scheda Tecnica
Marca Sonda Edizioni
Data pubblicazione Gennaio 1996
Formato Libro - Pag 140 - 13x21
Ultima ristampa Maggio 2002
ISBN 887106464X
EAN 9788871064642
Lo trovi in Libreria: #Divertenti
MCR-NR 7184

Claudio Paglieri è nato a Genova da madre ligure e padre piemontese, ha ereditato i peggiori difetti di entrambi i popoli e si sta specializzando in quelli degli altri. A scuola gli hanno sempre detto che era intelligente, ma che non si applicava, così ha deciso di fare il giornalista. Dopo... Leggi di più...

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