Dalla Prefazione
Il libro di Stefania Auci e Francesca Maccani intende ricordare al lettore quanto sia importante l’educazione per il futuro di un Paese, e quanto rischiamo di perdere se inseriamo la logica del profitto e il calcolo costi/benefici all’interno di un processo così delicato, in cui gli educatori vanno aiutati e non sorvegliati, in cui non può venir meno il patto fiduciario tra allievo e insegnante, tra genitore e scuola.
Oggi ci si divide tra un’idea di istruzione che accetta in maniera passiva lo stato di fatto, ancorandosi a un passato legato alla severità della scuola gentiliana e un mare magnum di proposte di riforma, scollegate dalla realtà, che hanno scopi più che altro politici.
Eppure nella scuola, come nella vita di ciascuno di noi, le cose davvero importanti non possono essere monetizzate, e ciò che un buon insegnante ci passa potrebbe non avere un rapporto diretto con il lavoro che faremo, ma lo avrà di certo con la persona che saremo.
Maura Gancitano
Dal libro
Negli ultimi vent’anni ci si è mossi nel settore dell’istruzione con un’ottica strettamente liberista. Si vuole creare una nuova classe di lavoratori privi di una cultura personale e non più di persone abituate a capire e comprendere un testo o a riflettere in maniera autonoma su questioni di natura sociale.
Appare così un controsenso leggere delle proteste degli insegnanti universitari che, a più riprese, lamentano la cultura scarsa o inesistente delle matricole: i ragazzi che oggi frequentano gli atenei italiani sono quelli che hanno subito la riforma dei cicli e dei programmi, un livellamento verso il basso che è foriero solo di un abbassamento culturale.
La crisi di questi anni ha fatto sì che, specie in contesti economici disagiati, i genitori non abbiano materialmente il tempo di occuparsi dei figli, poiché sono impegnati a trovare o a salvaguardare un lavoro con cui garantire il mantenimento della propria famiglia.