Data di acquisto: 06/10/2012
Un saggio di antropologia dell'economia che affronta con rigore analitico e storicamente ineccepibile la costruzione sociale di una realtà moderna e di un assetto che il mainstram considera "normale", ma che in verità sovverte il paradigma dell'utilità sociale e del bene comune, in cui ricade la sostenibilità. Tutto questo a beneficio di pochi e a scapito della maggioranza dei popoli, subornando la democrazia, piegata alle logiche delle plutocrazie. Il testo è reso impegnativo per via dalla rottura di schemi consolidati; giova qui ricordare le parole di Keynes nella prefazione alla sua Teoria generale: “Le idee che qui sono espresse tanto laboriosamente, sono estremamente semplici e dovrebbero essere ovvie. La difficoltà non sta nelle idee nuove, ma nell'evadere dalle idee vecchie, le quali, per coloro che sono stati educati come lo è stata la maggioranza di noi, si ramificano in tutti gli angoli della mente.”. A mio giudizio, un libro che tutti gli studiosi di economia dovrebbero leggere e meditare.