“Se la ricchezza non fa la felicità, figuriamoci la povertà”, diceva Woody Allen.
Capitalismo e neoliberismo hanno fallito ma che fine ha fatto “l’altro mondo possibile” evocato dal popolo di Seattle giusto 20 anni fa? Questo libro è una risposta concreta.
Si afferma prima di tutto che l’economia “green” non è la soluzione: non c’è equazione che all’aumento della remunerazione del “capitale” e alla “crescita” possa far corrispondere consumatori felici, giustizia sociale e conservazione del Pianeta.
Poi, attraverso i contributi di alcuni tra i più lucidi pensatori, studiosi, attivisti e giornalisti sul tema in Italia (vedi a fianco), si introduce il tema delle “economie trasformative”, quelle che creano valore pur avendo cura di bisogni, diritti, desideri e aspirazioni dell’umanità e degli equilibri del mondo vivente. Si va ben oltre la mera “sostenibilità” e una bella “mano di verde”.
Alla base -scrivono gli autori- c’è una radicale obiezione al modello del “mercato”. Ma quest’opera guarda sopratutto al futuro, raccontando le esperienze più significative di “economie trasformative” oggi in campo, ovvero quelle che saranno protagoniste -a maggio 2020 a Barcellona (ES) - del “Forum mondiale delle Economie Trasformative”.
Accanto al quadro generale, le esperienze più avanzate a livello territoriale e internazionale: le reti che lavorano sul cibo, la sovranità alimentare e l’agroecologia, le forme non commerciali di economie partecipative e collaborative, le realtà che fanno riferimento all’economia del bene comune, le economie comunitarie e quelle femministe, il commercio equo e le esperienze di mutualismo sociale, l’imprenditorialità cooperativa, la finanza etica, l’ambito dell’economia circolare e della decrescita.
Tra i contributi quello dello studioso e giornalista Paolo Cacciari e di Roberto Mancini, docente di Filosofia teoretica all’Università di Macerata e fondatore della SET, la Scuola per l’economia trasformativa, un laboratorio permanente che darà una forma più avanzata, rigorosa e comprensibile ai saperi che sono nati dalle esperienze di “economia altra”.