La maggior parte delle anime è addormentata: il ruolo del Maestro consiste essenzialmente nell'operare un risveglio. Tutta l'opera di Jala¯l-ud-Dı¯n Ru¯mı¯ tende a questo fine: «Ho studiato le scienze» dice «e ho compiuto sforzi affinché i sapienti e i cercatori e le persone intelligenti e quelli che pensano profondamente vengano da me e io possa esporre loro cose preziose, sorprendenti e sottili: Dio l'Altissimo ha voluto così».
Il grandissimo poeta fondatore della tarı¯qua mawlawı¯ya si è sempre rifiutato di fare dell'arte per l'arte: egli ha voluto essere prima di tutto un Maestro spirituale, ed è in questa veste che lo vediamo apparire nel Libro delle profondità interiori.
L'intero insegnamento di Ru¯mı¯ porta l'impronta della più grande tolleranza; egli dice infatti: «Se le vie sono differenti, lo scopo è uno solo».
Fı¯hi-ma-Fı¯hi, Il libro delle profondità interiori, unica opera in prosa del persiano Jala¯l-ud-Dı¯n Ru¯mı¯, è composto da una serie di discorsi in forma di risposte dirette a domande che vengono presentate al Maestro.
È un testo ricco di spiegazioni al di sopra delle righe, silenziose e determinanti, tanto importante che la traduzione letterale del titolo potrebbe suonare pressappoco come C'è ciò che c'è, come se Ru¯mı¯, con la sua versione in prosa, avesse voluto permettere a tutte le persone di potersi avvicinare al suo profondo pensiero spirituale.
La bellezza di questo testo è che la sua lettura può essere non consequenziale ma come una raccolta di perle, ognuna delle quali, singolarmente, può dispensare verità.
Gli aneddoti, le sagaci spiegazioni e le interpretazioni delle situazioni della vita che abbondano in questo testo tutti da leggere con occhio spirituale, hanno spesso la freschezza e semplicità dei racconti del medioevo e la sicurezza dei profondi insegnamenti dottrinali che questi ultimi contenevano.