Data di acquisto: 31/01/2012
<p>Ho acquistato “Il Dramma Cosmico di Javeh” per curiosità. Subito me ne sono pentito, quando ho scoperto che lo scritto si discostava dalle mie convinzioni circa l'interpretazione dei fatti narrati nella Bibbia. È per me indubitabile che le vicende del “libro ispirato da Dio” sono da ritenersi cronaca di incontri con astronauti extraterrestri, in carne, ossa e mezzi volanti. L'opera di Zecharia Sitchin e più recentemente i brillanti scritti di Mauro Biglino e prima ancora i libri definiti “fantasiosi” di Erik von Daniken, mi hanno convinto che in un antico passato, personaggi provenienti da chissà quali pianeti abbiano usato la Terra come un laboratorio di genetica, facendo nascere l'Uomo con le caratteristiche attuali. Ma la curiosità che mi aveva spinto all'acquisto de “Il Dramma Cosmico di Jahvè”, mi ha spinto anche a leggerlo. Il contenuto del libro è indubbiamente interessante, l'autore,<strong> Jan Val Ellam</strong>, pare sia stato costretto, dopo anni di insistenza, da alcuni emissari di colui che alcune seguitissime religioni definiscono "il creatore dell'Universo", identificato con i vari nomi, Brahma, Javeh e Allah, a rendere noto il proprio dramma. Dramma che ha avuto inizio quando cominciava l'opera di creazione dell'Universo, contestualmente al proprio inaspettato decadimento da Dio quasi supremo, poiché sempre subordinato all'Altissimo. Insomma una sorta di Demiurgo platonico che s'incammina, novello divino artigiano, in una immane opera creativa, dove gli inaspettati errori si sommano gli uni agli altri, dando origine ad un Universo con innumerevoli difetti strutturali, tra cui l'inglobamento del Creatore e dei suoi cloni (assessori), la nascita della materia e dell'energia oscura, la nascita dell'entropia, che alla fine provocherà l'annichilimento dell'opera creativa e di se stesso. Quindi un Dio ammalato e in cerca d'aiuto da parte dell'Uomo, il cui spirito, discostatosi dal DNA del Creatore, avrebbe in sé il potere di guarirlo. Il libro prosegue con varie similitudini, dove l'opera del “Signore Javeh” (termini che si ripetono decine di volte per pagina), viene spiegata alla luce delle scoperte più recenti di fisica quantistica. Dove alcuni atteggiamenti guerrafondai del “Signore Javeh” vengono giustificati dal presunto decadimento dalla deità e non da atteggiamenti “molto umani” di astronauti assetati di potere e di acquisizione di territori. Insomma, l'autore si definisce studioso di religioni, invece non sembra abbia letto con attenzione le “sacre scritture” dove si riscontra una totale materialità, in contrapposizione ad una spiritualità che sembra solo invisibilità agli occhi dei “profeti”. Presenti in continuazione dotte citazioni di svariati autori e da importanti pubblicazioni, spesso utili quando è necessario rafforzare le proprie opinioni in un'opera di convincimento, inutili se usate per rafforzare presunte verità rivelate. Infine, l'autore pare abbia una grande simpatia nei confronti del “maestro Gesù”, identificato in precedenza come la deità “Sofia”, il cui sacrificio della vita sarebbe stato un segno utile alla guarigione mentale del “Signore Javeh”. In ultima analisi il libro è piacevole nella lettura, ottimo se considerato un romanzo di fantasia, pessimo se considerato come “rivelazione cosmica”. Ma forse si tratta di una ulteriore presa in giro per l'umanità che deve rimanere relegata nella solita vergognosa “Matrix”. </p>