La corsa è nel contempo uno strumento che consente di accendere un fuoco e l'ambiente ideale per conservarne il calore: la scintilla necessaria proviene dalla nostra coscienza, attraverso pensare, sentire e volere che si muovono all'unisono per convergere nella medesima direzione.
Il suo moto ritmico trasforma la scintilla in fuoco.
Il corpo che corre è come un forno che lo contiene, un Athanor, che gli permette di ardere preservandone il calore, affinché non si disperda per la parte che ci è utile.
Lo stesso calore, il quale prima ammorbidisce e poi scioglie, può essere impiegato per scindere i legami di ogni nostra rigidità: dagli schemi automatici di pensiero, ai sentimenti che involontariamente ci invadono, agli stati d'animo ricorrenti, agli impulsi incontrollati, agli atteggiamenti caratteriali.
Sono tutti irrigidimenti di forme che trattengono un materiale interiore prezioso, fatto soprattutto di pensiero e sentimento, ma anche di volontà, che il corridore potrebbe destinare diversamente, ossia, come forza per coniare nuovi pensieri, sentimenti e atti volitivi funzionali al suo percorso di vita.
Il potere della corsa è proprio questo: tenendo vivo il fuoco e custodendo il calore, riduce la coesione di quei legami fino a scioglierli progressivamente, poi, liberate le forze interiori che ne erano avvinte, consente di reimpiegarle in forma metamorfosata.
Attraverso di lei si compie una trasmutazione, che cura e rinnova se stessi. Perché si svolga nella direzione voluta, il processo richiede la luce di una coscienza individuale, fonte, unica, da cui la scintilla può originarsi.
Il libro testimonia come tutto questo possa accadere.