Il cammino dell'uomo di vita in vita.
Un prezioso scritto per chiarire certe cose attinenti all'attuale evoluzione dell'essere umano.
L'uomo che si confronta con la scienza dello spirito e con le sue conoscenze fondamentali, con reincarnazione e karma, sarà indotto facilmente a chiedersi: perché è così difficile pervenire a una visione di quell'essere entro l'uomo che passa di incarnazione in incarnazione sulla Terra, quell'essere che, se si arrivasse a conoscerlo bene, ci condurrebbe alla visione delle ripetute vite terrene e del karma?
C'è da dire che, il più delle volte, l'uomo affronta nel modo sbagliato tutto quello che ha a che fare con questa domanda.
Egli cerca di fare chiarezza su queste cose usando il comune ragionamento intellettuale. Egli si domanda: in che modo è possibile, a partire da fatti della vita esteriore, ottenere riferimenti su cui poter fondare le verità del karma e delle ripetute vite terrene?
Con uno sforzo di questo tipo che si basa sul ragionamento l'uomo può arrivare fino a un certo punto, ma soltanto fino a un certo punto, perché il nostro mondo di pensiero è fatto così da essere dipendente totalmente da quelle strutture della nostra organizzazione umana che sono limitate a una singola incarnazione.
Ma allora come può l'uomo arrivare a una visione certa della reincarnazione e del karma, una visione che gli dia una certezza interiore sul nucleo essenziale del proprio essere?
Si arriva a sviluppare questa visione certa svolgendo interiormente determinate azioni che non sono facili, ma fattibili. Il primo passo per penetrare il mistero del karma è quello di fare nel modo più coscienzioso un esercizio che consiste nel guardare indietro alla propria vita ponendosi la domanda: che tipo di persona sono stato?
Sono stato una persona con una forte propensione alla riflessione, una persona portata a riflettere e a interiorizzare, oppure una persona che ha amato provare sensazioni esteriori?
Sono stato uno al quale durante la scuola piaceva sempre leggere ma non far di conto, uno che le ha date spesso ai suoi compagni ma al quale non piaceva prenderle, oppure uno che molte volte le ha buscate?
Dobbiamo guardare indietro alla nostra vita e chiederci: per cosa ero più portato, per l'attività intellettuale, per la sfera dei sentimenti, oppure per l'azione? Cosa mi è riuscito facile, cosa difficile? Cosa mi è successo a cui avrei voluto sottrarmi?
Una volta guardato così alla propria vita, giunge il momento di sviluppare una conoscenza più intima della propria essenza spirituale.
Proviamo a immaginarci con tutta l'energia possibile: le cose di cui mi son fatto l'idea che siano accadute per caso, le penso come causate da me.
Un esempio: una pietra si stacca da un muro e mi cade sulla spalla causandomi dolore. Devo immaginare me stesso che salgo sul tetto, allento quella pietra, corro di nuovo giù in strada per far sì che mi cada addosso. La cosa suona grottesca, ma facendo continuamente un tale esercizio ci poniamo nello stato d'animo di chi ha decisamente voluto proprio quello da cui voleva scappare a gambe levate.
Rudolf Steiner (nella seconda conferenza)
Cinque conferenze di Rudolf Steiner tenute a Stoccarda e a Berlino nel 1912 e un racconto di Pietro Archiati