Muoversi asseconda l'esigenza della vita
È scritto nei nostri geni: dobbiamo restare attivi per assaporare l'esistenza. Ecco perché corsa e camminata fanno bene: ci aiutano a capire l'unità dinamica tra mente e corpo.
In questo numero di Riza Scienze affrontiamo l'argomento del moto, della camminata e della corsa come presidi imprescindibili per la nostra salute. Lo facciamo in accordo con gli studi e le raccomandazioni delle più accreditate società medico-scientifiche a livello internazionale perché tutte, ormai, sono concordi nell'affermare come il movimento sia una chiave imprescindibile per trovare un autentico benessere fisico e psichico.
Pertanto, all'interno di queste pagine, troverete indicazioni, consigli e conferme che giungono da prestigiosi enti di ricerca, spesso di livello mondiale. Tuttavia un editoriale introduttivo è sempre lo spazio giusto per guardare l'argomento da una prospettiva differente e laterale. In questo caso serve a esplorare la dimensione del passo e del cammino e la loro coerenza con l'essenza degli esseri umani.
Quando parliamo di vita, parliamo di cammino (lo diceva anche Dante: "Nel mezzo del cammin di nostra vita"), di tragitto, di percorso. Questo significa che l'essere umano riconosce implicitamente a questo gesto una capacità rappresentativa e simbolica del suo essere al mondo. Ecco allora che l'opposto del moto, la sedentarietà, rappresenta una lusinga di comodità, ma anche un'illusione: quella di poter controllare l'esistenza seduti su una sedia (a proposito: ricordiamoci che il simbolo del potere illusorio è sempre uno scranno: dalla cattedra del preside al trono dei re), magari annullandosi tra le pagine virtuali di qualche social network.
A me sembra che in questi ultimi anni, e in questi mesi ancor di più, le persone abbiano capito che, da seduti, ci si annoia, ci si impigrisce e non si governa proprio nulla. E non è un caso che, durante i mesi difficili dei lockdown più duri, i decisori dei vari Comitati Tecnico Scientifici abbiano dovuto garantire la possibilità di fare attività fisica non solo agli atleti professionisti ma anche ai semplici amatori.
Questo significa che le persone stanno riscoprendo l'aspetto corporeo, umano, autentico dell'essere al mondo: quello che coincide con il movimento, il passo e l'attività fisica. Da qui nasce la voglia di sentire i propri passi sul terreno, di provare la gratificazione che si assapora al termine di una camminata, quel senso di pace e ordine mentale di cui parlano tanti runner una volta sfilate le scarpette e tornati alle occupazioni di casa o dell'ufficio.
In questo numero di Riza Scienze, quindi, vedremo come si manifesta questo bisogno e come esprimerlo concretamente, senza strafare, badando solo ad assecondare la nostra natura più autentica.