"Il desiderio di Govoni di fare del bene supera la distanza." - Corriere della Sera
Come cambiare la nostra vita? Come cambiare quella degli altri? E qual è il nostro posto nel mondo? Per rispondere a queste domande, Nicolò ha lasciato l'Italia e si è unito a una missione umanitaria in India. Dalla sua esperienza sono nati un blog, una pagina Facebook e un romanzo, Bianco come dio: una frase che gli viene rivolta dagli indiani per strada, e che lui trova profondamente ingiusta.
Se ha deciso di mettersi a scrivere è proprio per cercare di cambiare le cose: raccontando il suo cammino e le storie che ha incontrato percorrendolo, Govoni è riuscito a toccare il cuore di migliaia di lettori, che lo seguono in rete per sostenere il suo lavoro.
Se ti dicono che il mondo è sbagliato e non puoi fare nulla per aggiustarlo, hai due possibilità: ti rassegni a vivere una vita che non è la tua, con il dubbio di sprecare tempo prezioso, o ti rimbocchi le maniche e provi a migliorare le cose, un bambino alla volta. È quello che sceglie Nicolò, vent’anni carichi di domande, di energia e di un’inestinguibile ricerca di senso.
A casa, in Italia, mancano le risposte, le prospettive di un futuro che lo riempia, così sceglie di partire. Lo zaino che si porta è leggero: è convinto di trattenersi in India, nell’orfanotrofio di Dayavu Home, per qualche mese. Ma non sa che in quell’angolo remoto di mondo la sua vita è destinata a cambiare. Perché presto scoprirà che una vacanza da “volonturista” non è quello che sta cercando.
I venti bambini che incontra sono stati abbandonati dalla società ma nonostante questo, ogni giorno gli insegnano che si può sempre rinascere. E anche se Nicolò sa bene che la battaglia contro il male è persa in partenza, capisce che vale la pena di rischiare tutto per regalare un solo sorriso ai suoi ragazzini. Così decide di restare: Dayavu Home diventa la sua Casa, Joshua, direttore dell’orfanotrofio e suo mentore, un secondo Padre e i bambini la sua Famiglia.
Bianco come Dio è la loro storia, il racconto che Nicolò ha scritto – prima su un blog e poi su Facebook – per raccogliere fondi destinati alla struttura e agli studi dei ragazzi. È la testimonianza semplice e sincera di una passione contagiosa che vuole cambiare il mondo, sorriso dopo sorriso.
"Non torno, mamma. I bambini sono la fine del mondo. Ogni giorno mi stupiscono, ogni giorno bevo dalla loro felicità. E mi chiedo con che coraggio ci lamentiamo della nostra crisi. Non voglio fare la predica a nessuno, solo dirti che non posso tornare. Tranquilla per me, non sono mai stato più felice."