L'Ayurveda, una visione del Cosmo e dell'Uomo, è una disciplina che regola la vita dell'Uomo stesso, ha espresso principi universali, al di là del Tempo e dello Spazio.
Principi universali che sono tali, malgrado siano stati elaborati in un preciso contesto culturale, esistito millenni prima di noi, in una dimensione spaziale assolutamente differente dalla nostra, e che hanno individuato nella consapevolezza dell'uomo la sua responsabilità nell'essere collocato nella Natura; principi che sono stati elaborati per secoli all'interno di una società che è stata quella del vasto sistema geo-storico, chiamato India, fino a quando, circa un centinaio di anni fa, ha travalicato progressivamente i confini di quella terra per addentrarsi in popoli molto diversi per cultura, religione, tradizioni, e soprattutto per appartenere ad habitat geografici differenti, talvolta in modo assai marcato.
Mi sono interrogato su come fosse possibile fare in modo che l'universalità di quei principi fosse fruibile, in questo nostro periodo storico, mi sono chiesto come fosse possibile cogliere la profondità di quei principi universali e soprattutto fare proprie le indicazioni per vivere in salute, senza cadere preda di quella situazione che noi occidentali contemporanei chiamiamo malattia, che tanto temiamo e che richiede così tanta attenzione per contrastarla; soprattutto riguardo all'interpretazione che ne dà l'Ayurveda, intesa oggi come medicina alternativa a quella scientifica; le distanze fra i due intendimenti sembrano insormontabili, laddove in quella antica concezione si vede la perdita della salute in un meccanismo che nasce all'interno dell'uomo, e in quella scientifica contemporanea, dove invece si tende a vedere soltanto l'assalto pericoloso di qualcosa che sta fuori dell'uomo e colpisce indipendentemente dalla sua volontà.
Da queste riflessioni ho tratto l'idea che veicolare il messaggio dell'Ayurveda significa trasferire i principi di base nel contesto in cui oggi si vive, in questo preciso tempo e in questo preciso spazio: ho immaginato che se l'uomo è stato posto al centro di un Universo, che ha sue precise caratteristiche, mi sembrava di dover raccontare l'Universo, le sue regole, e l'Uomo, partendo dal punto di vista dell'oggi; così mi è sembrato di dovermi soffermare sullo Spirito che anima l'Ayurveda, perché fosse chiaro che la sua visione dell'Universo trova oggi singolari corrispondenze con la fisica quantistica; di ripartire dalla relazione energetica dell'uomo con l'Universo, che è sostanzialmente legata al respiro e al nutrimento; così per questa ragione ho scelto un impianto descrittivo che rendesse ragione di come Universo e Uomo sono collegati dalla Natura, che produce gli alimenti necessari.
Ho cercato infine di individuare modalità di comportamento che possano essere ancora realizzate, malgrado il nostro vivere sia soggetto a ritmi che non consentono tante scelte; è evidente che siamo tutti diventati sudditi di un dio che portiamo al polso, di un tempo che non ci appartiene, perché lo scandiscono altri poteri lontani da noi, così come è altrettanto evidente che stiamo tutti utilizzando gli organi di senso in modo non riportabile o confrontabile con quelle indicazioni stabilite quando non si chiedeva a nessuno di lavorare da casa con un computer o quando si scriveva un testo a mano; io stesso ora, scrivendo, utilizzo i moderni strumenti tecnici che sono a diposizione di tutti, e trascorro molte ore davanti ad un monitor; e le sollecitazioni sensoriali non si fermano certamente alla vista, mai come oggi così tanto sollecitata, ma coinvolge tantissimo anche l'udito ed è evidente osservando quanti si muovono con le cuffiette auricolari.
Per queste ragioni, ho cercato di trarre indicazioni adattabili alla nostra società, con le sue caratteristiche di vita.