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Giordano Bruno Guerri

Giordano Bruno Guerri

Giordano Bruno Guerri è nato alla fine del 1950 a Iesa, comune di Monticiano, provincia di Siena: 150 abitanti e qualche migliaio di cinghiali fra i pini e i castagni. Un'indagine del CNR ha stabilito che in quella zona c'è stato il minimo di immigrazione e emigrazione negli ultimi 3000 anni, e che gli abitanti hanno ancora le caratteristiche genetiche degli etruschi. I genitori, i nonni, i bisnonni, ecc., facevano i contadini e, d'inverno, i cavatori di ciocco. Oltre ai lineamenti etruschi gli sono rimaste le mani da cavatore di ciocco.

 

Andò a vivere da solo a 19 anni e si mantenne gli studi correggendo bozze, prima a domicilio e poi alla Garzanti. Le sue Norme grafiche e redazionali, scritte nel 1971 per la Bompiani, sono ancora in uso. Alla Garzanti lavorò fino al 1980 con incarichi crescenti finché il bizzoso Livio Garzanti, irritato perché Guerri non voleva smettere di scrivere in proprio, gli fece fare la stessa fine raccontata da Goffredo Parise in Il padrone: dentro un ufficio-ripostiglio.

 

Sull'origine del suo nome di battesimo, Guerri fornisce numerose e sempre diverse versioni, per esempio quella di un nonno anarchico e piromane che ha voluto onorare il filosofo; oppure quella di un conflitto fra i due nonni, uno dei quali lo voleva chiamare Giordano e l'altro Bruno: essendo entrambi analfabeti, sembra più attendibile la seconda versione. Certo è che nonno Beppe, detto Pelino, rifiutò di entrare in chiesa per assistere al battesimo ma da fuori la porta gridò, al prete che si opponeva a quel nome e ne spiegava i motivi: "O 'un ci vorrete mia brucia' anche questo!"; il piccolo Guerri ebbe tuttavia un'educazione cattolico-oratoriale. A smentire la voce che fin dall'infanzia sia stato cresciuto all'anticlericalesimo, è certo che "perduta la fede" nella prima adolescenza, non si è più occupato di questioni religiose fino a 32 anni, quando iniziò a scrivere Povera santa, Povero assassino. La vera storia di Maria Goretti.

Alla nascita dell'erede, i genitori Gina e Febo detto Ebo, s'inurbarono a Colle Val d'Elsa, sempre in provincia di Siena, facendo gli operai e poi, con scarsissimo successo, i commercianti. Della sua infanzia fino alla terza media Guerri ha sempre ricordato con afflizione e un vivo senso di ingiustizia subita le botte e le punizioni cui lo sottoponevano maestri, preti, professori e genitori. Soltanto a cinquant'anni, in una riunione della classe di ferro 1950, i suoi compagni di allora gli hanno ricordato e spiegato i disordini e le ribellioni di cui era protagonista, e da allora porta le botte ricevute come una medaglia.

La famiglia si trasferì a Viareggio dal 1963 al 1965. Nel 1965 ci fu un nuovo trasferimento nel più squallido hinterland di Milano, Ospiate di Bollate, e iniziò una fase di rinuncia agli studi, di lavori saltuari (apprendista cromatore, venditore di libri a domicilio, assicuratore, consegna giornali, accattonaggio), di fughe da casa, di vagabondaggi beatnik, di commistione con i provos presessantottini. Partecipò al '68 come cane sciolto ringhiante ma non politicizzato e in quell'anno riprese gli studi finendo in un colpo solo il liceo (1969). Si iscrisse a Lettere Moderne (indirizzo di Storia Contemporanea) all'Università Cattolica di Milano: aveva letto Mussolini piccolo borghese di Paolo Monelli, capolavoro di insipiente antifascismo a posteriori, e voleva capire come mai il popolo italiano si fosse pazientemente sottoposto per vent'anni a un regime come quello descritto dagli storici dell'epoca.

Dopo anni di studio matto e disperatissimo e divertimenti sfrenati in ogni direzione, nel 1974 si laureò con un professore il quale, dimostrandogli che fare l'assistente significava fare il portaborse, lo convinse subito a non intraprendere la carriera universitaria. La sua tesi su La figura e l'opera di Giuseppe Bottai, (110, lode, bacio e tutto quanto) fu pubblicata, nel 1976, da Feltrinelli con il titolo Giuseppe Bottai, un fascista critico (edizione riscritta e aggiornata nel 1996, Mondadori), e affermò Guerri come uno degli storici più innovativi e autorevoli negli studi sul fascismo, uno dei padri del cosiddetto revisionismo. (Lo si è sempre considerato un allievo di Renzo De Felice, con il quale invece ha soltanto litigato.) In seguito ha curato la pubblicazione, in due volumi, dei Diari (1935-1944 e 1944-1948 di Bottai, Rizzoli 1982 e 1988). La biografia del gerarca aprì il dibattito sulla cultura fascista e i suoi sviluppi nella società italiana del dopoguerra, argomento sul quale Guerri è tornato con originali contributi su riviste scientifiche e divulgative, iniziative di grande rilievo. In particolare si segnala la cura della sezione "Vita politica e sociale" della mostra Anni Trenta, organizzata dal Comune di Milano nel 1982, evento basilare del dopoguerra per il riesame dei rapporti Italiani-fascismo.

Nel frattempo, e successivamente, pubblicava: la raccolta di documenti storici Rapporto al duce (Bompiani, 1978); Galeazzo Ciano (Bompiani, 1979), considerato dalla critica uno dei più importanti studi sulla politica estera fascista, oltre che una biografia esemplare; L'Arcitaliano – Vita di Curzio Malaparte (Bompiani 1981, "Prix pour le meilleur livre étranger" assegnato nel 1983 dagli editori francesi, unico premio ottenuto da Guerri oltre all'Internazionale Premio Voltaire-Diderot avuto nel 1994 per la sua opera complessiva.); con Italo Balbo (Garzanti 1983), come le altre opere basato su documentazione inedita, chiuse la quadrilogia sulla classe dirigente fascista.

Totale articoli: 1

Povera Santa, Povero Assassino. La Vera Storia di Maria Goretti — Libro

Dal processo penale alla canonizzazione, la storia controversa di due vittime della miseria

Autore: Giordano Bruno Guerri
Editore: Bompiani
Libro - Pag 344 - Gennaio 2021

€ 11,90 € 14,00

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