Questo libro sembra sottrarsi ad ogni circoscritta e invalicabile classificazione schematica ed espositiva di un preciso e specifico genere letterario.
È un testo antropologico? Scientifico? Narrativo? Poetico? Fotografico? Documentaristico?
Con intenti didascalici e informativi? O piuttosto di riflessione critica ed emotiva?
È un racconto? O un semplice diario di viaggio? L’analisi strutturata di un fenomeno? O un pretesto per una riflessione sul “Sé”, sulla società, sul tempo che fluisce, sul “perché”, sul “dove”, sul “quando”.
È un po’ di tutto questo.
Scienza e poesia, in queste pagine si tendono la mano continuamente in un rapporto scambievole e fecondo di causa-effetto, grazie al quale la lettura procede coinvolgendo il lettore in una molteplicità di interrogativi che costituiscono la strada da percorrere in questo viaggio a cui si invitati a prendere parte, divenendone a poco a poco protagonisti.
D’altra parte la scelta della tecnica compositiva (narrativa e argomentativa) non è sicuramente di poco conto nel sottolineare questa efficace osmosi tra scienza e poesia.
Lo si avverte in modo palese (con l’apertura di ogni capitolo affidata ad una poesia) ed in modo più nascosto nel latente, ma pervicace e assiduo, intrecciarsi, al filo conduttore del fenomeno preso in esame nel suo aspetto più tecnico e scientifico, di considerazioni e percezioni emotive, di notazioni descrittive e di pensiero che improvvisamente ci inducono ad annusare il “profumo dei glicini nelle