EDITORIALE - Elogio della Resilienza
A inizio maggio, al tempo delle prime aperture dopo il lockdown, ho letto una notizia on line che mi ha colpito molto, il titolo della news era: Il sindaco di Bugliano vieta la parola resilienza. Incuriosita sono andata ad approfondire la notizia e ho scoperto che si trattava di una fake news, una delle tante presenti sul web in quel particolare momento storico.
La cosa interessante per me non era tanto la falsa notizia, ma il motivo per cui fosse stata creata. La parola resilienza non è poi così conosciuta e utilizzala nel nostro Paese o comunque non è così popolare, eppure la notizia aveva fatto il giro della rete, contando migliaia di visualizzazioni. E accaduta una cosa straordinaria: grazie a una fakenews tantissime persone hanno conosciuto una parola nuova resilienza appunto - e ne hanno approfondito il significato.
Anche per questo motivo - dopo una riunione con il nostro comitato scientifico in cui abbiamo pensato di dedicare un numero al cambiamento, all'essere presenti nel qui ed ora e al pensiero lucido in questo numero di «Scienza e Conoscenza» abbiamo deciso di approfondire il concetto di resilienza dal punto di vista psicobiologico e filosofico.
Prima di lasciarvi a questo nuovo numero, voglio incuriosirvi con la lettura dell'enciclopedia Treccani riferita alla parola resilienza, il cui principale significato è legato alla fisica:
Resiliènza, s. f. [der. di resiliente]. I. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d'urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso e l'indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filali e dei tessuti, l'attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l'aspetto originale.
Scommetto che vi sentite già un po' più resistenti, elastici e resilienti: non è così?
Buona lettura.
Romina Alessandri
direttrice editoriale